mercoledì 23 novembre 2011

Tapis roulant

Questo post parla del tapis roulant che collega la stazione della metro 13 di Parigi Invalides a quella, omonima, della RER C. Si, avete capito bene, questo post parla di un tapis roulant. Ma non uno qualsiasi. È un tapis roulant che conosco bene, forse quello che conosco meglio, perché mi trasporta ogni giorno, per due volte - da sinistra a destra al mattino, e da destra a sinistra la sera - quando vado e torno dal lavoro.

Bene.

Il tapis roulant che collega la stazione della metro 13 di Parigi Invalides a quella, omonima, della RER C, è uno di quei tapis roulant lunghissimi. È davvero lunghissimo. E ha questo tunnel tutto attorno, che quasi non se ne vede il fondo. E la gente ci cammina sopra, al tapis roulant, per andare più in fretta, per arrivare prima nel posto in cui sta andando, per risparmiare tempo, o per altri motivi che non so.

Ecco, c'è una cosa che mi piace fare, certe mattine, quando arrivo lì, nel tunnel lunghissimo che collega la metro 13 alla RER C. Mi piace arrivare al tapis roulant, salirci e stare fermo, non camminare, non fare niente. Tirare fuori il libro dalla tracolla e mettermi a leggere.

È bello leggere e vedere con la coda dell'occhio le pareti del tunnel, i manifesti, e le piastrelle bianche che si alternano una dopo l'altra passandomi accanto. Mi piace stare lì, fermo, in piedi, e leggere sentendo il cigolio del nastro trasportatore che scorre, e le piccole irregolarità nella struttura che sta sotto al nastro che spingono leggermente sui piedi mentre ci passano sopra. Mi piace starmene li fermo mentre la gente mi passa accanto, mentre tutto si muove, compreso il suolo sotto ai miei piedi. Tutto si muove tranne me, che me ne sto fermo a leggere.

Si possono leggere un paio di pagine, così. E a me piace.





La foto l'ho presa qui.

2 commenti:

  1. Io sono una di quelli che corre sui tapis roulant. A Termini, di prima mattina per scappare a lezione Ce ne sono tre di fila, in questo sottopasso orribile dai colori troppo sgargianti. E via, passo veloce, il primo, poi il secondo, e poi il terzo è sempre rotto, finisce che ho troppo slancio e mi schianto regolarmente sulle persone che mi stanno davanti. Che per la legge di Murphy sono sempre turisti tedeschi grandi come armadi, con i bermuda anche di inverno e sempre sudati come maiali. Ovviamente io gli arrivo giusto ad altezza ascella.
    Un giorno ci provo a partire per tempo dal collegio per farmeli in maniera calma i tapis roulant. Per lo meno mi risparmierei i contatti con le ascele teutoniche.

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  2. Anche a me piace correre sul tapis roulant, non per far prima (oddio, dipende) ma perché mi esalta, mi sembra di volare, lo trovo inebriante! :)

    (No, non ho un blog: amo scrivere - sarebbe anche il mio lavoro, teoricamente - e ne avevo aperto uno una volta, ma poi ho perso di vista lo scopo per cui avrei dovuto mantenerlo, o forse non l'avevo mai avuto. Qualora mi trovassi a vivere un'esperienza inusuale e volessi parlarne potrei ritentare!)

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