giovedì 27 settembre 2012

(L'Olanda) Non è un paese per vecchi

L., dopo una settimana di ricerche casa infruttuose ha trovato un appartamento carino a un prezzo folle (gli affitti sono cari come a Parigi in questa cazzo di cittadina olandese*!). Da brava italiana sgamata ha tirato sul prezzo di una cinquantina di euri. La signorina dell'agenzia le ha detto si, si, guardi, ora sento il landlord e le faccio sapere. Nessuna notizia per tutto il giorno. Poi l'ha chiamata alle 5 (orario di chiusura di TUTTO qui in Olanda) per dirle che avevano affittato ad altri**.

Cazzo. Qua non si scherza. 

L'Olanda non è un paese per vecchi.

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* Sì, cittadina, non è Amsterdam.
** Che grandissima puttana. E scusate il francese.

martedì 25 settembre 2012

Sti gran cazzi

Vi scrivo fulmineo dai paesi bassi.

Oggi su repubblica online c'era un servizio fotografico intitolato "Berlusconi, i tempi cambiano: da Milano a Roma in treno". Seguono foto di Silvio più bodyguards alla stazione Termini.

Ma un bel "Sti cazzi!" glie lo vogliamo mettere?

Cosa ultra-cazzo ce ne dovrebbe fregare di come si muove Silvio su e giù per l'Italia?

E cosa cazzo mi dovrebbe significare la frase "I tempi cambiano"?

Perché in Italia non esistono praticamente più giornalisti seri?

[Attendo commenti del tipo: Manoel, pensaci tu! Scendi in campo! Eccetera.]

Dai, poi appena trovo un attimo vi racconto le mie ultime avventure con la polizia francese.

domenica 23 settembre 2012

Il senso della vita

Sono stremato.

Vi scrivo dal mio amato pouf. Semiaccasciato.

Giornate frenetiche.

È questo che, tutto sommato, giustifica il diradarsi dei post.

Il fatto è che L., dopo qualche mese a Parigi, se ne va. Ha trovato lavoro nei paesi bassi.

Domani partiamo (la accompagno per le prime due settimane), e gli ultimi giorni parigini sono stati dedicati ai saluti di parenti e amici parigini.

Essendo entrambi buone forchette, i saluti sono stati tutti esclusivamente mangerecci.

Segue breve riassunto dei nostri ultimi pasti, così capirete perché ho esordito con un lapidario "Sono stremato".

  • Weekend scorso: fiera del vino e del formaggio in un paesello fuori Parigi. Il che significa che tutte (tutte) le nostre cene fino a mercoledì sono state a base di formaggio e vino rosso.
  • Cena di giovedì: Melitzanesse come antipasto, kleftiko (L.), fagioli giganti come antipasto, coste d'agnello, galactoboureko (io). Il tutto annaffiato da ouzo in grandi quantità. 
  • Cena di venerdì: carpaccio di pesce, filetto di bonite (wikipedia dice che in italiano si chiama tonnetto striato), pesantissimo dolce al cioccolato (io), carpaccio di carne, agnello, dolce al mango arrosto con dulce de lece  (L.).  Con una bottiglia di Sancerre.
  • Pranzo di sabato: kir come aperitivo, olive di vario genere e carpaccio di pomodori come antipasto, a seguire arrosto di filetto di cavallo con verdure cotte, formaggi. Una bottiglia di rosso non meglio identificabile.
  • Cena di sabato: salamino, parmigiana, fondant di crema di marroni e cioccolato. Una bottiglia di bourgogne. Cognac.
  • Pranzo di domenica: ostriche e champagne, insalatina, gelato italiano.


Cena di domenica: imminente. Ci stiamo pensando. Con terrore.

mercoledì 19 settembre 2012

L'economia

Il punto è che io non ci capisco un'amatissima minchia di economia.

Non ci capisco nulla. E frasi come "il costo del denaro" mi fanno sghignazzare e pensare con nostalgia al grande Benigni che fu*.

Insomma, come vi dicevo, non ci capisco una beata minchia di economia, e da un po' di tempo a questa parte me ne faccio un cruccio. Non so perché, ma mi sento un po' in colpa, per questo mio non capire.

Solo che non so come fare. Ho provato a cercare qualcosina su google, ma dopo aver letto due frasi mi annoio.

Che sia questo il motivo per cui non capisco l'economia?

Perché è noiosa?

C'è qualcosa di divertente da leggere per capirci qualcosa?**

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* "Quanto me le vende oggi le mille lire?", "Sono aumentate, mille e due", "Me ne dà due pezzi? Quanto viene?", "Duemila e quattro" eccetera...
** No, vi prego, Ecomomy for dummies noª. Qualcos'altro. Qualsiasi cosa ma quello no.
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               ª Esiste di sicuro. Me lo sento.

martedì 18 settembre 2012

Vita di M. (Capitolo 15)

VITA DA PERDITEMPO DI M.

M. è, da sempre, un perditempo.

Durante le scuole elementari, invece di fare i compiti se ne stava per ore seduto davanti al quaderno aperto ed immacolato. E giocava. Giocava con le matite e le gomme che diventavano spade, fucili, astronavi, supereroi...

Durante le scuole medie, invece di fare i compiti M. faceva merenda. Fino a sei o sette volte per pomeriggio. Fu in quel periodo che la madre di M., esasperata, iniziò a nascondere (inutilmente) i barattoli di Nutella.

Durante il liceo, invece, M. trascorreva pomeriggi interi ripetendo tra sé e sé il mantra: "se il prossimo video su VideoMusic è bello lo guardo, se fa schifo mi metto a studiare" e se il video faceva schifo, stizzito, faceva un po' di zapping fino a trovare un altro alibi. Un alibi qualsiasi. Fu in quel periodo, infatti, che M. scoprì che il biliardo era considerato uno sport serio a tal punto da poter essere trasmesso alla tv e ne imparò tutte le regole, fin nei dettagli più tecnici. I pomeriggi passavano e i compiti venivano svolti la sera, con gli occhi che bruciavano a causa della prolungata esposizione catodica.
Tra l'altro, M. non ha mai giocato al biliardo, e questo è un chiaro elemento a dimostrazione della genuinità della perdita di tempo.

Durante l'università M. ha perso così tanto tempo che non riesce nemmeno a ricordarsi come.

Dal dottorato in poi, M. ha perso tutto il suo tempo cliccando sul bottone "Get Mail", interrogando google sugli argomenti più disparati, guardando video idioti, leggendo le notizie che stanno sulla colonna di destra su repubblica.it, e in tanti, tanti, tantissimi altri modi.

Tipo scrivere su un blog.

Il blocco dello scrittore

No, è molto meno poetico di così. Altro che blocco dello scrittore. È che non ho proprio tempo per scrivere!

Il che mi rattrista assai, perché senza un allenamento costante et continuativo come potrò mai riuscire a scrivere the Great American Novel?

Dai adesso mi impegno e vi rifilo un post a casaccio entro mezz'ora (che poi vado con L. a un vernissage, che noi siamo degli intellettuali, mica dei coglionazzi!).

domenica 16 settembre 2012

L'Ammerica a Paris

Allora, Amorino è una catena di gelaterie italiane che esiste un po' dappertutto in giro per l'Europa tranne che in Italia. Nonostante questo fatto, che normalmente farebbe pensare a una trappola per turisti con finti prodotti italiani, il gelato è molto buono. Quindi, come molti italiani che vivono a Parigi, ci vado spesso.

Vi racconto questa cosa perché l'altro giorno ho assistito, in una gelateria di Amorino, a una scena epica.

C'era una signora americana alla cassa che mostrava la sua coppetta di gelato appena svuotata e stava cercando di spiegare a un'incredula commessa che voleva il refill!

Cristo, il refill!

Avete presente come funziona in Ammmmerica? Che ti compri la coca-cola nel bicchierone di carta e poi quando la finisci lo riempi di nuovo a-gratis? La filosofia alla base di questo sistema credo sia basata sul fatto che il prodotto che acquisti vale così poco che ne puoi avere quanto ne vuoi. A vagonate.

Ecco.

Quindi l'episodio a cui ho assistito è, per una serie interminabile di motivi che non sto certo a spiegarvi perché siete tutti intelligentissimi, di una gravità inaudita. 

domenica 9 settembre 2012

Comics - 2: The wrong place, Brecht Evens

Gary dà una festa nel suo appartamento. Gli ospiti arrivano, uno dopo l'altro. Ci sono un sacco di donne e pochi uomini, ma ben presto si capisce che Gary è uno sfigato e che le donne sono lì per il suo amico Robbie. Solo che Robbie non c'è. Gary, sotto pressione delle invitate, lo chiama più volte lungo tutta la serata e Robbie è sempre in un posto con musica altissima e grida al telefono si, si, arrivo, scusami Gary, sono in ritardo ma arrivo. Ma non arriva mai.

E questo è solo l'inizio della storia raccontata in bellissimi acquerelli da Brecht Evens. Tutto ruota attorno al fascinosissimo Robbie, che per buona parte del libro appare solo tramite racconti o allusioni degli altri personaggi. È lui, o meglio, il suo fascino, il protagonista indiscusso delle tavole.

Un bellissimo fumetto, una storia raccontata con ritmo e intelligenza, e immagini perfette. Molto bella l'idea di non utilizzare i classici baloons per i dialoghi, che sono semplicemente sospesi sopra ai personaggi. Ogni frase è scritta in un colore, che è il colore dominante col quale è disegnato il personaggio che l'ha pronunciata.

Gary è grigio, ovviamente, e Robbie è blu.

Leggetelo.


domenica 2 settembre 2012

Comics - 1: Birchfield Close, Jon McNaught

Come vi avevo promesso quasi 8 mesi fa*, ecco la prima puntata della nuova rubrica del blog dedicata interamente ai fumetti.

L'obiettivo di questa rubrica è di parlarvi di fumetti**, dei fumetti che leggo (o rileggo, mi piace rileggere i fumetti). Il motivo di questo leggerissimo ritardo nell'iniziare questa rubrica è il fatto che, ultimamente, ho letto pochi fumetti. E devo dire che mi sono mancati. Quindi l'altro giorno ne ho comprati un po' da Shakespeare and Co e ho anche rispolverato alcuni dei vecchi acquisti non ancora letti. Mi sono anche ripromesso di leggerne un po' in francese, così magari dopo 3 anni a Parigi imparo un po' questa lingua?

Bene.

http://www.nobrow.net/628
Iniziamo con Birchfield Close, di Jon McNaught, che è un libretto curatissimo ed elegante che ho deciso di comprare immediatamente dopo averlo estratto dallo scaffale della libreria. Bella copertina rigida cartonata, carta di ottima qualità, eccetera eccetera. Insomma, è uno di quei libri che appena te li ritrovi tra le mani non puoi fare a meno di annusare.

I disegni sono impeccabili, e raccontano con delicatezza e poesia una breve storia di semplice vita quotidiana. Due ragazzini che salgono sul tetto di una casa e si guardano attorno, per ore. Non ci sono parole, solo immagini a raccontare la storia di Birchfield Close, e questo rende il tutto ancora più onirico. Lo stile decisamente retrò richiama quello di Seth, che infatti sulla quarta di copertina scrive: Quiet, subtle, deeply felt. Gorgeously designed. Quintessentially British. A rare joy. Simply put - Jon McNaught is sublime.

Direi che sono d'accordo. Leggetelo, anzi, guardatelo.

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* Perché le mantenghe si promettono, come diceva, con tanto di ditino alzato, mio fratello P. alla tenera età di 3 anni.
** Falso. L'obiettivo delle rubriche di questo blog è trovare qualcosa, qualsiasi cosa di cui parlare. Perché la mia vita non è così intensa da procurarmi quotidianamente aneddoti raccontabili...