venerdì 21 novembre 2014

Ricordi di gravidanza e di feci feline

Se è vero (ed è vero) che le donne incinte devono evitare accuratamente il contatto con le feci feline*, per quale motivo L., incinta di svariati mesi, cercava di immobilizzare il davanti della gatta U., che miagolava isterica e si dimenava come se fosse posseduta, mentre io cercavo di immobilizzarne con una mano il di dietro, completamente sporco di merda, mentre con l'altra, nuda, cercavo di separare la suddetta merda dai suoi lunghi peli bianchi?

Attorno a noi, il parquet dell'appartamento olandese di L. era striato da mefitici arcobaleni marroni. Opera di U., che resasi conto di avere un quintale di merda appiccicata ai peli, aveva cercato di liberarsene sfregando pen bene il culo sul pavimento. E ancora. E ancora E ancora. Frenata dopo frenata. Lunghe arcate marroni che un disperato me inseguiva nel tentativo di acciuffare il felino merdoso.

Alla fine ci siamo arresi.

Portala da un veterinario! ha gridato L., e io ho ubbidito (dopo essermi lavato le mani per circa sette ore).

Le cliniche veterinarie olandesi sono un'esperienza che, almeno una volta nella vita, andrebbe fatta. A Parigi eravamo abituati al nostro mitico veterinario J.-N., un signore di una certa età che riceve in maniche di camicia in un minuscolo e fatiscente ambulatorio, dove lavora solo lui, senza segretarie, assistenti, e via discorrendo. Non puoi nemmeno pagare col bancomat, dal buon J.-N., solo contanti. Tanto c'è una banca dietro l'angolo, mi ha detto una volta.

Invece le cliniche veterinarie olandesi assomigliano a case di cura per V.I.P., con vetrate, arredo moderno, luci scintillanti, e due biondone altissime a ricevere i clienti. Dietro a un sobrio bancone ricoperto di paillettes. Sorridenti, e avvolte in un immacolato camice bianco**.

Mi avvicino al banco della reception, di fronte alla biondona di destra. Fatico a tenere gli occhi aperti, abbagliato dal candore del suo camice. Ho in mano la gabbietta con dentro U., ma è dietro al bancone, e la biondona non la vede.

Vorrei vedere un veterinario, esordisco, sicuro di me. La biondona mi guarda un po' perplessa. Le mia sopracciglia si alzano, in un'espressione interrogativa. Mah..., dice infine la biondona, mah... lei... ha un animale?

E io che sono un genio rispondo, serissimo: naturalmente no, è per me!

Dopo qualche secondo di occhi sbarrati e increduli, entrambe le biondone si mettono a ridere. Ah ah ah che simpatico. Qual è il problema del suo gatto? E non so come, ma trovo una parafrasi inglese educata della frase: "ha il culo pieno di merda vi prego aiutatemi".

Nell'ambulatorio la scena è la seguente. Io e un'assistente della veterinaria teniamo ferma U. che miagola disperata mentre la veterinaria con un enorme rasoio elettrico le rasa tutto il di dietro, essendo quello l'unico modo per liberarsi di quell'impiastro di merda e peli.

Finito il lavoro di rasatura, sadicamente, la veterinaria proclama: devo farle un'ispezione rettale. E prima che io possa esprimere la mia perplessità ficca un dito nel culo di U. che ulula il suo disappunto e scalcia e grida miaaaaaaouw miaaaaaouw!

Poi la veterinaria mi dà un integratore alimentare che dovrebbe aiutare U. a fare la cacca bella soda e compatta e mi invita a tornare dalle biondone per il pagamento.

Sessantatre euro.
What?!?!?
Sessatatre euro, mister.

Lo scontrino è scritto in Dutch, ma riesco a decifrare che i 36 euro dovrebbero essere la tariffa per la visita (quale visita?) e le tre voci da 9 euro l'una dovrebbero essere il prezzo dell'integratore alimentare, della rasatura e del dito nel culo.

Nove euro per un dito nel culo.

Ripeto: nove euro per un dito nel culo.

THE END

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* Per minimizzare il rischio di prendersi la toxoplasmosi, pericolosissima per il feto.
** Sto esagerando, ma non troppo.