VITA DA LETTORE DI M.
M. inizia leggendo Topolino. Poi, non appena le sue capacità tecniche migliorano al punto da consentirgli di smettere di far scorrere il dito indice sulla pagina mentre legge, passa ai libri di avventura. Il suo scrittore preferito è Emilio Salgàri. E il suo personaggio preferito dei libri di Salgàri è senza dubbio il flemmatico Yanez.
A un certo punto anche M., come tutti*, attraversa la fase J. R. R. Tolkien.
Ancora ragazzino (fine scuole medie?) legge 1984 di George Orwell, nonostante (o forse soprattutto perché) i suoi genitori gli avessero consigliato di leggerlo quando sarebbe stato più grande. Scopre che nei libri si possono anche trovare persone che fanno l'amore, e la cosa lo turba parecchio. Poco dopo viene turbato di nuovo aprendo il Giornale di guerra e prigionia di Carlo Emilio Gadda, che suo padre (cattolico) tiene sempre a portata di mano sul tavolino in salotto. Dentro quel libro ci sono bestemmie, proprio bestemmie, contro dio e la madonna, e M. non pensava quella fosse una cosa possibile**.
Al liceo succedono diverse cose interessanti. La prima è che a un certo punto suo padre gli mette letteralmente tra le mani un libro intitolato Il giovane Holden e gli dice, questo lo devi leggere. E M. lo legge. Per 6 volte. E lo trova ogni volta un libro incredibile. Poi, un compagno di scuola gli suggerisce di leggere i libri di un certo John Fante. Così, M. legge Chiedi alla polvere e capisce che ci sono degli scrittori dei quali bisognerebbe leggere tutto. Proprio tutto.
Verso la fine del liceo M. legge, ascoltando il disco Second sight, dei Bass Desires, Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, di Robert M. Pirsing, e capisce che si possono scrivere libri bellissimi anche senza avere una storia ben definita, ben strutturata.
Poi c'è la fase mistica Herman Hesse. Il gioco delle perle di vetro lo colpisce soprattutto per il fatto che non si capisca quale sia l'oggetto centrale delle elucubrazioni dei personaggi, ovvero il suddetto gioco delle perle di vetro.
Poi arriva Italo Calvino, e Queneau, con I fiori blu (tradotto da Calvino!), e M. sogna e sorride.
Dopodichè è quasi solo letteratura nordamericana. M. incappa per caso nella meravigliosa follia di Una banda di idioti, poi nello spudorato autobiografismo di Dave Eggers e la sua Opera struggente di un formidabile genio, poi è letteralmente travolto da Richler, Barth***, Franzen and Co.
Ma il libro che più lo segna, che più gli resta dentro è Infinite Jest, di David Foster Wallace****, libro del quale M. non sa parlare senza sentirsi inadeguato.
In un recente sussulto europeista, M. legge e adora La cognizione del dolore di Gadda e Viaggio al termine della notte di Celine. Due libri che M. ama associare in quanto pieni di una poesia impossibile. Ricercata e allo stesso tempo semplice e naturale. E con due delle più belle ultime frasi di sempre*****.
L'ultimo (in ordine cronologico di lettura) scrittore americano per cui M. ha sviluppato una dipendenza è Kurt Vonnegut.
Per concludere con un (importante) dettaglio, M. ha riso ad alta voce in luoghi pubblici per colpa di Una cosa divertente che non farò mai più, di David Foster Wallace, La versione di Barney, di Mordecai Richler, 1933 was a bad year, di Joh Fante. Per una questione di par condicio, M. sente di dover aggiungere che ha pianto leggendo L'incarico, di Raymond Carver e The corrections, di Jonathan Franzen.
__________
* Come tutti i maschietti.
** Ma si possono davvero scrivere delle bestemmie sui libri? E perchè il mio babbo li legge, questi libri? si chiedeva il giovane M., perplesso.
*** L'opera galleggiante è stata aggiunta allo scaffale.
**** Seguito a breve distanza da Freedom, di Franzen.
***** Che chiaramente non cito perchè non si possono svelare i finali, no?
M. inizia leggendo Topolino. Poi, non appena le sue capacità tecniche migliorano al punto da consentirgli di smettere di far scorrere il dito indice sulla pagina mentre legge, passa ai libri di avventura. Il suo scrittore preferito è Emilio Salgàri. E il suo personaggio preferito dei libri di Salgàri è senza dubbio il flemmatico Yanez.
A un certo punto anche M., come tutti*, attraversa la fase J. R. R. Tolkien.
Ancora ragazzino (fine scuole medie?) legge 1984 di George Orwell, nonostante (o forse soprattutto perché) i suoi genitori gli avessero consigliato di leggerlo quando sarebbe stato più grande. Scopre che nei libri si possono anche trovare persone che fanno l'amore, e la cosa lo turba parecchio. Poco dopo viene turbato di nuovo aprendo il Giornale di guerra e prigionia di Carlo Emilio Gadda, che suo padre (cattolico) tiene sempre a portata di mano sul tavolino in salotto. Dentro quel libro ci sono bestemmie, proprio bestemmie, contro dio e la madonna, e M. non pensava quella fosse una cosa possibile**.
Al liceo succedono diverse cose interessanti. La prima è che a un certo punto suo padre gli mette letteralmente tra le mani un libro intitolato Il giovane Holden e gli dice, questo lo devi leggere. E M. lo legge. Per 6 volte. E lo trova ogni volta un libro incredibile. Poi, un compagno di scuola gli suggerisce di leggere i libri di un certo John Fante. Così, M. legge Chiedi alla polvere e capisce che ci sono degli scrittori dei quali bisognerebbe leggere tutto. Proprio tutto.
Verso la fine del liceo M. legge, ascoltando il disco Second sight, dei Bass Desires, Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, di Robert M. Pirsing, e capisce che si possono scrivere libri bellissimi anche senza avere una storia ben definita, ben strutturata.
Poi c'è la fase mistica Herman Hesse. Il gioco delle perle di vetro lo colpisce soprattutto per il fatto che non si capisca quale sia l'oggetto centrale delle elucubrazioni dei personaggi, ovvero il suddetto gioco delle perle di vetro.
Poi arriva Italo Calvino, e Queneau, con I fiori blu (tradotto da Calvino!), e M. sogna e sorride.
Dopodichè è quasi solo letteratura nordamericana. M. incappa per caso nella meravigliosa follia di Una banda di idioti, poi nello spudorato autobiografismo di Dave Eggers e la sua Opera struggente di un formidabile genio, poi è letteralmente travolto da Richler, Barth***, Franzen and Co.
Ma il libro che più lo segna, che più gli resta dentro è Infinite Jest, di David Foster Wallace****, libro del quale M. non sa parlare senza sentirsi inadeguato.
In un recente sussulto europeista, M. legge e adora La cognizione del dolore di Gadda e Viaggio al termine della notte di Celine. Due libri che M. ama associare in quanto pieni di una poesia impossibile. Ricercata e allo stesso tempo semplice e naturale. E con due delle più belle ultime frasi di sempre*****.
L'ultimo (in ordine cronologico di lettura) scrittore americano per cui M. ha sviluppato una dipendenza è Kurt Vonnegut.
Per concludere con un (importante) dettaglio, M. ha riso ad alta voce in luoghi pubblici per colpa di Una cosa divertente che non farò mai più, di David Foster Wallace, La versione di Barney, di Mordecai Richler, 1933 was a bad year, di Joh Fante. Per una questione di par condicio, M. sente di dover aggiungere che ha pianto leggendo L'incarico, di Raymond Carver e The corrections, di Jonathan Franzen.
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* Come tutti i maschietti.
** Ma si possono davvero scrivere delle bestemmie sui libri? E perchè il mio babbo li legge, questi libri? si chiedeva il giovane M., perplesso.
*** L'opera galleggiante è stata aggiunta allo scaffale.
**** Seguito a breve distanza da Freedom, di Franzen.
***** Che chiaramente non cito perchè non si possono svelare i finali, no?
io non ho letto tolkien, forse perchè durante l'adolescenza smisi di leggere (non avevo nessuno che mi dicesse di farlo e che mi consigliasse libri, mentre alle elementari la mia maestra me li prestava). A vent'anni ho ricominciato ma tolkien non l'ho ancora letto.
RispondiEliminaper tolkien temo sia tardi........
EliminaM. (femmina) prende nota, e punta verso la libreria più vicina.
RispondiEliminabrava. poi dimmi.
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