VITA PROFESSIONALE DI M. -- Parte quarta: l'esilio.
A chi fosse interessato a intraprendere una carriera accademica gioverebbe sapere che dopo il dottorato ci sono i post-doc. I post-doc sono contratti di durata variabile (generalmente 2 o 3 anni) durante i quali si fa ricerca. Diciamo che se il dottorato è il momento in cui si impara, sotto la guida di un supervisor, a fare ricerca, gli anni dei post-doc sono invece quelli in cui si impara a farla da soli, la ricerca. Camminando sulle proprie gambe.
L'obiettivo è trovare, alla fine, una permanent position (cioè un bel contratto a vita) in qualche Università o istituto di ricerca.
Di solito, si fanno diversi post-doc (2, 3, a volte 4 ecc) prima di trovare un posto fisso o di decidere di lasciar perdere la carriera accademica. È consigliabile fare i post-doc in istituti diversi, possibilmente anche in nazioni diverse, al fine di acquisire esperienze, iniziare nuove collaborazioni scientifiche eccetera eccetera. È importante cercare di lavorare in gruppi di ricerca rinomati e internazionalmente riconosciuti. Tipicamente la ricerca del contratto di post-doc successivo inizia un anno prima della fine del contratto su cui si è pagati al momento, e cercare lavoro in questo campo è un'attività che prende tantissimo tempo. Spesso si può avere l'impressione di passare la maggior parte del proprio tempo a cercare un lavoro, invece che a lavorare. Un'altra cosa da tenere a mente è il fatto che ci sono molte meno permanent position che post-doc, quindi non è per nulla scontato che dopo la trafila post-dottorale si riesca a trovare un posto fisso. Durante il post-doc bisogna pubblicare un sacco di articoli, partecipare a un sacco di conferenze e far vedere la propria faccia in giro il più possibile per essere ben quotati sul mercato. Eccetera. Eccetera. Eccetera.
Tenendo conto di quanto detto qui sopra, M. fa i suoi post-doc in C (3 anni) e E (2 anni), che sono, a suo avviso, le due nazioni europee con la birra migliore.
A chi fosse interessato a intraprendere una carriera accademica gioverebbe sapere che dopo il dottorato ci sono i post-doc. I post-doc sono contratti di durata variabile (generalmente 2 o 3 anni) durante i quali si fa ricerca. Diciamo che se il dottorato è il momento in cui si impara, sotto la guida di un supervisor, a fare ricerca, gli anni dei post-doc sono invece quelli in cui si impara a farla da soli, la ricerca. Camminando sulle proprie gambe.
L'obiettivo è trovare, alla fine, una permanent position (cioè un bel contratto a vita) in qualche Università o istituto di ricerca.
Di solito, si fanno diversi post-doc (2, 3, a volte 4 ecc) prima di trovare un posto fisso o di decidere di lasciar perdere la carriera accademica. È consigliabile fare i post-doc in istituti diversi, possibilmente anche in nazioni diverse, al fine di acquisire esperienze, iniziare nuove collaborazioni scientifiche eccetera eccetera. È importante cercare di lavorare in gruppi di ricerca rinomati e internazionalmente riconosciuti. Tipicamente la ricerca del contratto di post-doc successivo inizia un anno prima della fine del contratto su cui si è pagati al momento, e cercare lavoro in questo campo è un'attività che prende tantissimo tempo. Spesso si può avere l'impressione di passare la maggior parte del proprio tempo a cercare un lavoro, invece che a lavorare. Un'altra cosa da tenere a mente è il fatto che ci sono molte meno permanent position che post-doc, quindi non è per nulla scontato che dopo la trafila post-dottorale si riesca a trovare un posto fisso. Durante il post-doc bisogna pubblicare un sacco di articoli, partecipare a un sacco di conferenze e far vedere la propria faccia in giro il più possibile per essere ben quotati sul mercato. Eccetera. Eccetera. Eccetera.
Tenendo conto di quanto detto qui sopra, M. fa i suoi post-doc in C (3 anni) e E (2 anni), che sono, a suo avviso, le due nazioni europee con la birra migliore.
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