giovedì 28 giugno 2012

Vita di M. (Capitolo 7)

VITA PROFESSIONALE DI M. -- Parte quarta: l'esilio.

A chi fosse interessato a intraprendere una carriera accademica gioverebbe sapere che dopo il dottorato ci sono i post-doc. I post-doc sono contratti di durata variabile (generalmente 2 o 3 anni) durante i quali si fa ricerca. Diciamo che se il dottorato è il momento in cui si impara, sotto la guida di un supervisor, a fare ricerca, gli anni dei post-doc sono invece quelli in cui si impara a farla da soli, la ricerca. Camminando sulle proprie gambe.

L'obiettivo è trovare, alla fine, una permanent position (cioè un bel contratto a vita) in qualche Università o istituto di ricerca.

Di solito, si fanno diversi post-doc (2, 3, a volte 4 ecc) prima di trovare un posto fisso o di decidere di lasciar perdere la carriera accademica. È consigliabile fare i post-doc in istituti diversi, possibilmente anche in nazioni diverse, al fine di acquisire esperienze, iniziare nuove collaborazioni scientifiche eccetera eccetera. È importante cercare di lavorare in gruppi di ricerca rinomati e internazionalmente riconosciuti. Tipicamente la ricerca del contratto di post-doc successivo inizia un anno prima della fine del contratto su cui si è pagati al momento, e cercare lavoro in questo campo è un'attività che prende tantissimo tempo. Spesso si può avere l'impressione di passare la maggior parte del proprio tempo a cercare un lavoro, invece che a lavorare. Un'altra cosa da tenere a mente è il fatto che ci sono molte meno permanent position che post-doc, quindi non è per nulla scontato che dopo la trafila post-dottorale si riesca a trovare un posto fisso. Durante il post-doc bisogna pubblicare un sacco di articoli, partecipare a un sacco di conferenze e far vedere la propria faccia in giro il più possibile per essere ben quotati sul mercato. Eccetera. Eccetera. Eccetera.

Tenendo conto di quanto detto qui sopra, M. fa i suoi post-doc in C (3 anni) e E (2 anni), che sono, a suo avviso, le due nazioni europee con la birra migliore.

mercoledì 27 giugno 2012

Vita di M. (Capitolo 6)

VITA PROFESSIONALE DI M. -- Parte terza: il successo universitario e il conseguimento del titolo di Dottore di Ricerca.

Dopo la bocciatura al suo primo esame universitario, M. capisce una cosa. Per passare gli esami è necessario, purtroppo, studiare. Questo inghippo, di cui nessuno gli aveva mai parlato, lo fa sentire dapprima preso in giro ("A saperlo non mi iscrivevo all'Università!"), poi escluso ("Ma perché mai a nessuno è venuto in mente di dirmelo?"), poi rassegnato ("E va bene! Studierò!"*).

Quindi studia e passa tutti gli esami con una media imbarazzantemente alta. Viene bocciato solo in un'altra occasione. A un esame scritto. Il terzo anno. Nel frattempo cambia 3 appartamenti e 7 coinquilini.

Si laurea con lode.

Un trionfo.

Che è solo un inizio.

Un trionfo che non può essere interrotto.

Quindi M. decide di fare un dottorato di ricerca.

Munito di zainetto, gira l'Italia facendo concorsi di ammissione a Dottorati di Ricerca. Per la precisione, ne tenta quattro, di concorsi. In due occasioni si sente dire "no, grazie", in una occasione viene accettato, ma solo per sbaglio**, in un'altra viene accettato e diventa quindi, a tutti gli effetti, un dottorando.

Ah! La vita del dottorando!

[Potrei scrivere pagine e pagine, ma ve le risparmio.]

Ad ogni modo. I tre anni di dottorato passano volando. Così come volano via gli ottocento euro mensili della borsa di studio. Principalmente convertiti in pinte di birra. Una Caporetto economico/finanziaria.

Ma M. ce la fa. Si dottora. Diventa Dottore di Ricerca.

È tempo di fare bilanci: M. ha iniziato il dottorato con poche centinaia di migliaia di lire in banca, e lo finisce con all'incirca la stessa somma (200 euri, euro più euro meno, così suddivisi: 100 in banca e 100 in tasca).

Ma senza gli aperitivi (leggasi: ordina una birra e mangia a sbafo come un suino) e le happy hour (leggasi: ordina mille birre e a mangiare ci pensi un'altra volta) sarebbe probabilmente morto di stenti.

Lo stipendio di un assegnista di ricerca in A (l'Assegno di Ricerca è il normale proseguimento di un Dottorato di Ricerca, se si è intenzionati a continuare la carriera accademica) è di ben*** 100 euri superiore alla borsa di Dottorato. E una pinta di birra costa (o costava, all'epoca, nella città dove M. risiedeva) 5 euri.

M. decide quindi di espatriare.

__________

* "Stronzi!"
** Queste cose succedono solo in Italia. Dovevano prendere un altro. Era scritto. Solo che alla fine presero me, M., per sbaglio, e io rifiutai, dopo aver accertato che nessun professore al dipartimento di X dell'Università di Y mi volesse.
*** Sarcasmo.

martedì 26 giugno 2012

Vita di M. (Capitolo 5)

VITA PROFESSIONALE DI M. -- Parte seconda: gli studi superiori e l'esordio universitario.

Chiusa la triste parentesi delle scuole medie, M. si iscrive all'unico liceo scientifico della sua città natale*. Non è chiaro se al liceo sia o meno il primo della classe, forse non lo è, ma l'unico motivo è il fatto che, oggettivamente, non si impegna abbastanza. Con un minimo di impegno lo sarebbe stato di certo.

Con le scuole superiori torna anche, e con prepotenza, la grande popolarità di M., amatissimo dai compagni di classe. D'altro canto, purtroppo e incomprensibilmente, M. viene completamente ignorato dalle sue compagne di classe.

A posteriori, le motivazioni per questa scarsa popolarità tra le ragazze sono chiarissime. M. non ha cambiato di una virgola la sua terrificante pettinatura**, e nei rari casi in cui vince il panico paralizzante e approccia una ragazza, tutto quello che riesce a fare è arrossire e balbettare frasi sconvenienti e/o incomprensibili.

Grazie a un miracolo***, all'esame di maturità M. si aggiudica un immeritatissimo 60/60.
Qualche compagno mugugna, levando gli occhi al cielo (ma senza rancore né invidia, direi piuttosto con l'affetto che si prova per un leggendario cugino di terzo grado che nonostante tutto casca sempre in piedi): "questo non ha mai fatto un cazzo...".

Finito il liceo, M. decide di iscriversi all'università. Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali. Si immatricola in ritardo, e quindi non può beneficiare della dispensa delle tasse universitarie di cui godono gli studenti usciti dalla maturità con il massimo dei voti. Questa piccola distrazione gli vale la più grossa cazziata che il padre gli abbia mai fatto in vita sua, addirittura più grossa di quando, da ragazzino, giocando distrusse il lampadario della sala da pranzo.

All'università, M. non fa nulla (a parte seguire i corsi) fino a maggio, poi fa lo spaccone e dice a un capannello di compagni di corso: "scommettete che preparo analisi in dieci giorni?".

Passa lo scritto con "quasi sufficiente" ma viene bocciato all'orale****.

Fortunatamente, non aveva scommesso niente.

__________

* No, non ci penso neanche a dirvi qual è la mia città natale.
** Anche se adesso, va detto, si pettina da solo.
*** Non c'è nessun altra spiegazione. Davvero.
**** "Ci vediamo la prossima volta", con questa frase si liberò di lui il Prof V., basso e pelato.

lunedì 25 giugno 2012

Vita di M. (Capitolo 4)

VITA PROFESSIONALE DI M. -- Parte prima: l'infanzia.

Alle scuole elementari, M. era il primo della classe. Primo in una classe di ben ventuno (si, ventuno!) scolaretti. Nonostante non portasse ancora occhiali, era già chiarissimo dal suo taglio di capelli* con la riga da una parte che entro breve sarebbe diventato miope, e avrebbe iniziato a portare due belle lenti correttive dalla superficie paragonabile a un campo da calcio. Con tanto di montatura in metallo da secchione.

Nonostante fosse il primo della classe, e nonostante la normale e sana avversione che le persone normali provano per i secchioni, M. era molto popolare tra i suoi compagni di classe**. Per esempio, facevano tutti la fila, maschietti e femminucce***, per dargli dei pizzicotti sulle guance, morbidissime.

E questo è solo uno tra i tanti episodi che potrei citare.

Alle scuole medie, a causa della poca lungimiranza e dell'ottusità dei suoi compagni, M. non era per nulla popolare. Le scuole medie gli fecero piuttosto schifo, e anche oggi M. non sopporta i ragazzini che fanno le scuole medie. Li trova davvero stronzi.

Nonostante tutto questo, M. era il primo della classe anche alle scuole medie e le sue pagelle erano piene di A e B.

M. esce dalle scuole medie con il massimo dei voti, e il suo nome finisce sulle pagine del quotidiano locale che pubblica ogni anno la lista degli studenti che si sono aggiudicati un "Ottimo" all'esame finale.

__________

* Pettinati amorevolmente ogni mattina da sua madre.
** Modestamente, sono sempre stato molto popolare.
*** Alle scuole elementari il sesso non è una questione particolarmente prioritaria.

sabato 23 giugno 2012

Vita di M. (Capitolo 3)

VITA FUORILEGGE DI M.

Come chi ha letto i post precedenti già sa, M. è da anni un fuorilegge. La legge parla chiaro. Copio-e-incollo dal sito del Ministero degli Interni:
Devono iscriversi all'AIRE i cittadini che trasferiscono la propria residenza, da un comune italiano all'estero, per un periodo superiore all'anno.
A parte le virgole, a mio avviso messe assolutamente a cazzo, il testo è chiaro ed inequivocabile. E M., che ha vissuto all'estero per 8 anni senza mai iscriversi all'AIRE, è ed è stato a tutti gli effetti un fuorilegge.

M., qualora fosse interrogato riguardo alla vita del fuorilegge, direbbe che tutto sommato è una vita normale. Con gli alti e i bassi delle vite normali. Le docce al mattino. Le colazioni frettolose. Le pigre domeniche. Gli amori amorosi. La cioccolata. Le gioie, le tristezze, e tutto il resto.

Comunque, dopo tantissimi (27) anni di noiosa legalità in A, M. è stato fuorilegge prima in C (3 anni), poi in E (2 anni), ed infine in G (3 anni), dove tuttora risiede.

Stanco di rischiare le conseguenze di un mandato di cattura internazionale, pochi mesi fa M. ha messo la testa a posto e si è iscritto (o perlomeno ha cercato di farlo) all'AIRE.

A breve, M. rientrerà nell'ambito della legalità.

venerdì 22 giugno 2012

Vita di M. (Capitolo 2)

VITA ANAGRAFICA DI M.

All'anagrafe, M. risulta da sempre residente in A. Dalla nascita*. In realtà non è vero niente. M. da 8 anni risiede da un'altra parte, ma non lo dice a nessuno. E' a tutti gli effetti un fuorilegge.

Poi, pochi mesi fa, in preda a mille rimorsi, si iscrive all'AIRE (che è l'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero). Al momento la sua situazione non è chiara, dato che l'ambasciata italiana in G non sembra aver preso in grossa considerazione la sua (gentile) missiva. Non ha ricevuto alcuna conferma, né tantomeno una risposta, riguardante l'avvenuta iscrizione, ed è un po' preoccupato.

Ad oggi, non è chiaro se M. risieda in A o in G.

A lunedì, per il Capitolo 3.

___________________

* Ma davvero credevate che fossi nato in Portogallo?

giovedì 21 giugno 2012

Vita di M. (Capitolo 1)

VITA ON-LINE DI M.

Sul Blog di M., che sta per Manoel O. Dias, si legge che:
Manoel O. Dias
Nasce in Portogallo, cresce in Italia, vive in Francia. A Parigi.
che, tradotto seguendo lo schemino che potete trovare nell'ultimo post (e che dovreste aver imparato a memoria, o copiato su un post-it e appiccicato sul monitor) diventa:
M. nasce in H, cresce in A, vive in G. A Parigi.
Si tratta, purtroppo, di informazioni fasulle, o perlomeno parzialmente fasulle. Palesemente fuorvianti, e pienamente coscienti di esserlo. Per esempio, M. non si chiama Manoel O. Dias, e non è nato in H, bensì in A.

M. è stato in H una sola volta in vita sua, nell'estate 2009, e gli è piaciuto davvero un sacco.

A domani per il Capitolo 2.

mercoledì 20 giugno 2012

Vita di M. (Prefazione)

[Dove, per chi se lo stesse chiedendo, M. stà per Manoel.]

Da oggi mi sbilancio e vi racconto la mia vita, iniziando più o meno da quando ho lasciato l'Italia, o da poco prima. Correva l'anno 2004. Quasi 8 anni fa. Però... Mica poco.

Per praticità*, dividerò la mia vita in comparti (vita anagrafica, vita sociale, vita professionale, vita sentimentale ecc), e li racconterò ad uno ad uno. Per ragioni stilistiche*, userò le seguenti abbreviazioni:

A = Italia
B = Olanda
C = Germania
D = Polonia
E = Irlanda
F = Gran Bretagna
G = Francia
H = Portogallo

Talvolta, le stesse lettere, od altre lettere, seguite però da un punto, staranno ad indicare nomi proprio di persone che ho incontrato, o anche di me stesso. Per esempio, M. starà per Manoel. L. starà per L.. Facile, no? Mentre C starà per Germania, ma C., col punto, starà per un nome proprio che inizia per C.

Tutto chiaro?

Domani il Capitolo 1.

Vi consiglio di stampare lo schemino qui sopra, o di copiarlo in un post-it e appiccicarlo al monitor o tenerlo sotto mano mentre leggete i vari capitoli. Potete anche impararlo a memoria, se vi va. Vi faciliterà la lettura della Vita di M.**.

_______________

* No, è solo che sono pazzo.
** Sono un cretino.

lunedì 18 giugno 2012

Nata per vincere

[I due ultimi post sono propedeutici a questo]

Domenica L. ed io abbiamo fatto i baby sitter e abbiamo portato al parco B. (4 anni) e G. (8 anni), sorella e fratello. Per quasi tutta la strada del ritorno a casa B. è voluta stare in braccio. Poi, passato l'ultimo attraversamento pedonale mi ha detto: "M.! M.! Mettimi giù che adesso è tutto marciapiede e possiamo correre!"

L'ho messa giù e lei e G. si son messi a correre verso casa. G. ha le gambe più lunghe e corre più forte, ma B. ha un'arma vincente.

"Dai! Lasciami vincere!"

E vince.

domenica 17 giugno 2012

Punti di vista

[Per capire questo post bisogna aver letto quello prima]*

B.: Ma la L. quando stà a Parigi dove dorme?
S.: Da M., amore.
B.: Ma L. e M. sono sposati?
S.: No.
B.: E non hanno dei bambini...
S.: No.
B.: E L. dorme da M.?
S.: Si.
B.: Ma dormono nello stesso letto?
S.: Si.

E qui B. scoppia a ridere e non riesce a fermarsi e corre a dirlo a suo fratello G. che scoppia a ridere pure lui e ridono, ridono, ridono....

_____________

* Squallido stratagemma per aumentare gli accessi al BLOG.

venerdì 15 giugno 2012

Conquiste

B. è la figlia di amici di L., da cui andiamo a cena abbastanza spesso.
B. ha 4 anni e ha un debole per L. - vuole sempre sedersi vicino a lei, vuole farle vedere i suoi giocattoli, vuole che sia lei a leggerle un libro quando viene messa a letto eccetera eccetera.

La prima volta che sono andato a cena da questi amici, per B. ero un estraneo. Mi guardava sospettosa e un po' diffidente.

Poi, piano piano, la diffidenza se n'è andata.

Direi che la svolta finale è arrivata ieri sera.

Ha voluto che guardassi con lei una puntata di Memole, ha voluto giocare con me alla luna in equilibrio (ha vinto lei), e quando S., sua madre, ha appoggiato sul tavolo una cesta di ciliegie mi ha detto, col ditino alzato:
"M.! Stai attento quando mangi queste perché dentro c'è un nocciolo!"
Infine, quando S. l'ha messa a letto le ha detto che posso andare a trovarli anche quando L. non è a Parigi, se voglio.

sabato 9 giugno 2012

Cose viste dal finestrino - 3

E' tutto piatto vicino al confine con i paesi baschi. Piatte foreste e piatto niente. Poi, quando l'autoradio inizia a gracchiare e perdere la sintonia con le frequenze francesi, pop!, ecco che all'improvviso ci sono colline dappertutto. E ogni tanto il mare.

L.! Guarda che bello il mare!
Non è il mare, è l'oceano...


...che all'improvviso ci sono colline dappertutto. E ogni tanto, l'oceano.

giovedì 7 giugno 2012

Cose viste dal finestrino - 2

L'autostrada è un po' sopraelevata in questo tratto, e a destra, in basso, c'è un campo, verde, che sale fino all'orizzonte. Sopra l'orizzonte c'è un cielo con nuvole grigie. In basso, in mezzo al verde, c'è un trattore rosso, fermo. In alto, un po' più indietro, c'è un casolare di pietra.

C'è tanta luce, e il campo è di un verde brillante.

Vicino al trattore c'è un uomo con una tuta da lavoro blu. E' di spalle e cammina lentamente, in diagonale, verso la casa.

I suoi piedi non si vedono perché il verde li nasconde.

martedì 5 giugno 2012

Cose viste dal finestrino - 1

E' bella la Loira di sera. E c'è questa strada dritta dritta che corre lungo il fiume, e le due file di alberi, ordinate, una a destra, una a sinistra, che ci passano veloci accanto, scivolando sui finestrini Renault.

E mi ricordo di tantissimi anni fa. La Giulietta milleotto del mio babbo con dentro tutta la famiglia. C'era anche lì una strada dritta dritta e alberata. Era una sonnolenta gita domenicale da qualche parte vicino a casa. Non ricordo dove. Ricordo che gli alberi avevano il tronco imbiancato, dipinto di vernice bianca fino a un metro e mezzo o due di altezza e io pensavo ma guarda un po' questi alberi, col tronco imbiancato.

Io e mio fratello stavamo dietro, avevamo 6 o 7 anni, o giù di lì, e i miei davanti. Era autunno e c'era un po' di nebbia, come sempre in autunno dalle mie parti. In macchina nessuno parlava. La strada era dritta e io pensavo ma guarda questi alberi, chissà perché li hanno imbiancati così.

Io e mio fratello stavamo seduti di dietro, sui sedili grigi della milleotto che aveva quell'odore da macchina nuova che mi faceva venire la nausea. Eravamo fermi, perché c'era traffico, e c'era una lunga fila di macchine tra le due file di alberi imbiancati.

Io e mio fratello stavamo seduti sui sedili grigi milleotto e stavamo zitti. Non dicevamo niente perché là davanti i genitori avevano appena litigato per non so cosa e c'era quell'atmosfera tesa da dopo litigio. Stavamo zitti anche se io avrei proprio voluto chiederlo, al mio babbo - perché il mio babbo è uno che sa un sacco di cose - avrei voluto chiedergli come mai a quegli alberi avessero dipinto il tronco di bianco.



domenica 3 giugno 2012

E' tutto pronto

U. è stata affidata alle amorevoli cure della gentilissima vicina C., i mobili Ikea acquistati in un (vano?) tentativo di arginare l'invasione di vestiti e scarpe (Dio! Le scarpe!) di L. sono stati montati, le faccende lavorative che potevano essere lasciate in stand-by sono state lasciate in stand-by e le altre no ma vabbè non si può far tutto, la valigia verrà preparata a momenti, alcuni saluti sono stati consacrati da una birretta - o da un barbeque - altri son stati fatti al telefono ("ma parti ancora? ma non è possibile! ma basta!") altri via sms ("sei libero il 12 giugno? v.", "no, cazzo, riparto. m.") altri non sono stati fatti, il frigo è semivuoto* se si esclude un'insalata e dei pomodori e delle olive nere e altre amenità** che verranno consumate stasera, non ci sono piante da innaffiare perché io non ho piante in casa*** per cui non è stato richiesto a nessuno di innaffiare le mie piante in mia assenza e quindi direi che siamo pronti per partire.

Domani io e L. andiamo in vacanza.

Salvo sporadici accessi a internet via i-pod**** direi che le attività riprenderanno regolarmente a partire dal 14 giugno.

Vi mancherò, questo è sicuro.*****

_____________

* In realtà, nell'era pre-L., il mio frigo è sempre stato semivuoto e la cosa non è mai stata considerata strana.
** Uova di quaglia. Dio, che vergogna...
*** Ancora per poco, temo...
**** Touch.
***** Per crisi di astinenza, cliccate qui.