mercoledì 14 marzo 2012

Per Dinci! Le avvincenti storie e mirabolanti avventure del PD che sarà (parte prima).

L'aveva detto così, tanto per dire. Era una di quelle frasi da bar, dette con qualche bicchiere di vino rosso di troppo in corpo. Alle volte ti scappano, frasi così. Spacconate da pensionati. Facilonerie banali ed esagerate.

È sempre il solito discorso: i bar italiani sono pieni di esperti e tecnici in tutti i rami del fare e del sapere. Da sempre i bar italiani traboccano di Commissari Tecnici della nazionale di calcio, di ministri, politici e tuttologi, di grandi amatori esperti di kamasutra, o di strateghi della cooperazione internazionale (che se ne tornino a casa loro! è solitamente la filosofia dominante su quest'ultimo argomento). E il Bar Rita di Osteria Nuova non faceva certo eccezione a questa regola.

Certo, quella frase l'aveva detta, era indubbiamente una frase sua, una frase che aveva effettivamente pronunciato, ma il Signor Sergio Fabbri non si sarebbe di certo aspettato che quelle sue parole lo avrebbero cacciato in un simile casino.

Ciccio Venturi, da sempre gestore del Bar Rita, strofinava il bancone con un vecchio straccio, mentre la tv trasmetteva inutilmente il telegiornale. Erano infatti anni, oramai, che l'interesse generale verso la politica e l'attualità in genere era precipitato ai minimi storici, e il telegiornale non lo guardava più nessuno. Secondo AudiMedia, i notiziari raccoglievano uno share pari allo 0.8%, una frazione ridicola degli ascolti televisivi totali. Solo pochi nostalgici idealisti seguivano ancora la politica e guardavano i tiggì, e il Signor Fabbri era uno di loro. Ciccio Venturi lo sapeva, e sapeva anche che il Signor Fabbri non era l'unico tra i suoi clienti ad essere nostalgico dei vecchi tempi in cui la gente nei bar parlava e litigava di politica. Ce n'erano due o tre, di questi avventori nostalgici, presenze storiche del Bar Rita. Ed era stato proprio per rispetto verso la fedeltà di questi affezionatissimi avventori che Ciccio Venturi aveva mantenuto, al fianco della nuova pay-tv DigiMedia, un allacciamento alla vecchia tv in chiaro, la cosiddetta "digitale-terrestre", l'unica che ancora trasmettesse i notiziari: uno al mattino, e uno alla sera.

Insomma, quella sera c'era Massimo D'Alema al tiggì, coi suoi baffetti bianchissimi e quel sorrisetto da uno che la sa molto, ma molto più lunga di te. Il giornalista, considerato uno degli ultimi baluardi della libera informazione, gli aveva appena posto una domanda elementare di politica interna, e D'Alema stava rispondendo alla sua solita maniera, che era la frase "Ma mi faccia il piacere!", seguita da un sorrisetto beffardo e da assolutamente nient'altro. Era il suo marchio di fabbrica. Ciò a cui doveva la nomea di persona acutissima e intelligentissima. La nomea di uno che è impossibile prendere in castagna.

E fu proprio dopo quella frase tanto dalemiana che il Signor Fabbri pronunciò la sua, di frase, che era questa: "Eh! Saprei io come sistemarla, la politica interna! Se solo me ne dessero la possibilità gli farei vedere io!". La pronunciò circondato da un quasi totale disinteresse. Quasi tutti nel bar continuarono a fare quello che stavano facendo. Continuarono a suggerire formazioni per la nazionale di calcio, a bere caffè corretti e a spartirsi prese a tressette.

Disse proprio così, con pesante accento bolognese:  "Eh! Saprei io come sistemarla, la politica interna! Se solo me ne dessero la possibilità gli farei vedere io!". E fu con grande sgomento che il giorno dopo il Signor Fabbri scoprì che, a causa di quella frase pronunciata di fronte al telegiornale della sera, e per tutta una serie di motivi abbastanza difficili da comprendere e ancor più difficili da credere, era diventato il candidato in pectore per le elezioni presidenziali dello schieramento politico di centro-centro-sinistra.

* * * * *

Nel frattempo, a molti chilometri da Osteria Nuova, nel buio di un cinema d'essai di Roma, l'ormai sessantottenne Walter Veltroni fingeva di interessarsi alle immagini mute e in bianco e nero del celeberrimo film cecoslovacco proiettato sullo schermo. Le scritte, per ovvie ragioni anch'esse cecoslovacche, si alternavano alle immagini sfocate e tremolanti. Ma Walter Veltroni, detto Uòlter, non vi prestava attenzione. Non gli era mai piaciuto davvero il cinema, figurarsi quello muto e cecoslovacco. Uòlter se ne stava lì seduto, senza seguire la trama del film. Perché aveva altro per la testa. Uòlter stava infatti tramando nell'ombra.

2 commenti:

  1. Bellissimo!
    Ancora,ancora...

    s

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  2. splendido. esimio, ora mi hai ricordato l'esistenza di Massimo D'Alema, grazie! però potrebbe essere utile una sua foto per spiegare il concetto di sussiego, nelle lezioni d'italiano.

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