sabato 17 marzo 2012

Per Dinci! Le avvincenti storie e mirabolanti avventure del PD che sarà (parte seconda).

Il punto era che non lo voleva fare nessuno.

La situazione era precipitata così tanto che nemmeno uno poco sveglio come Rutelli avrebbe alla fine accettato una proposta simile. Non si trovava nessuno in tutto lo schieramento di centro-centro-sinistra che volesse candidarsi alle elezioni presidenziali per il semplice motivo che era matematicamente impossibile vincerle. Non solo, non era nemmeno del tutto sicuro che l'alleanza di centro-centro-sinistra sarebbe riuscita a superare il ridicolo sbarramento del 3% necessario ad entrare in parlamento.

Il candidato naturale sarebbe stato, per ovvi motivi, il segretario del partito di maggioranza all'interno dell'alleanza. Il partito in questione era il PD, e il suo segretario era Massimo D'Alema, che tuttavia non aveva la minima intenzione di candidarsi. Ai colleghi di partito che lo imploravano: "Dai, Massimo, candidati tu!" rispondeva toccandosi vistosamente le parti intime e coprendoli di volgarissimi insulti. Ai giornalisti invece rispondeva con il solito "Ma mi faccia il piacere!" e col suo sorrisetto beffardo. E nient'altro.

Altri candidati non ce n'erano. In un primo momento si era pensato per l'appunto a Rutelli ("è l'unico coglione che potrebbe non rendersi conto che sarebbe un suicidio" dichiararono ai giornalisti tutti i maggiori esponenti del centro-centro-sinistra, chiedendo però che non venisse fatto il loro nome), ma poi qualcuno - forse la moglie, e senz'altro sotto suggerimento - gli disse: "Ah Francè, ma non lo vedi che te stanno a pijà per culo?" e quindi il Rutelli ritirò, seppur molto a malincuore, la candidatura.

Gli altri segretari di partito ed illustri esponenti dell'alleanza addussero ogni scusa immaginabile.

Di Pietro, rosso in viso, gridò qualcosa che nessuno riuscì a capire ma che venne interpretata come: "No".

Fassino farfugliò qualcosa senza capo ne coda, gli occhi pieni di terrore. Poi, messo alle strette, per salvarsi annunciò, così sui due piedi e con malcelato imbarazzo, la sua intenzione di passare al centro-centro-destra.

Franceschini disse di avere la suocera ammalata, a Ferrara.

Bersani disse qualcosa tipo: non siamo mica qui a smacchiare la pelle ai leopardi, o a pettinare le bambole, e venne mandato a cagare, e pure con grande sufficienza.

Nonostante nessuno si ricordasse da che parte stesse in quel momento, e per non lasciare nulla di intentato, la candidatura venne proposta pure a Clemente Mastella. Però lui pose come condizione la liberazione immediata di tutti i suoi parenti detenuti, condizione chiaramente inaccettabile dato che le stime più affidabili fissavano il numero di tali parenti attorno al centinaio solo nel carcere di Benevento.

Dal canto loro, i leader dei trentadue partitini di estrema sinistra decisero di non fare alleanze e correre individualmente presentando ciascuno un proprio candidato alla presidenza.

Niki Vendola, ormai indipendente da qualsiasi partito politico e seguace solamente della poesia, replicò con un periodo ipotetico di sesto tipo, stracolmo di ellissi, ossimori, epanalessi, litoti, sineddochi e altre quattro o cinque figure retoriche a caso. Tutti gli astanti si addormentarono prima della fine del discorso, e al loro risveglio Niki non c'era più. Quindi la cosa finì lì.

Pierferdinando Casini, contattato a tal proposito, rispose irritato: "Ma io sono di centro!". "Ah cazzo, è vero..." risposero i messi del PD inviati da lui per trattare la cosa. E se ne andarono mugugnando "Dio, che figura di merda...".

La situazione precipitò definitivamente quando Matteo Renzi, quasi cinquantenne, ufficializzò la sua candidatura dicendo: "Qui ci vuole uno giovane! Uno come me! Basta con questi vecchi bacucchi! Rottamiamoli! Qui siamo davanti a un bivio. E lo dico per davvero. Siamo a un bivio: o me o niente!".

Era l'unico disposto a candidarsi. Ma stava talmente sulle palle a tutti quanti che alla fine non se ne fece niente.

Il centro-centro-sinistra non aveva un candidato.

* * * * * 

Nessuno, ma proprio nessuno, aveva pensato di chiedere a Uòlter. Lui c'era rimasto proprio male, e continuava a piagnucolare "Stronzi... Stronzi e cattivi..." e a consolarsi standosene sul divano, con un muso lungo così, a guardare tutti i film della serie "Vacanze di Natale" (gli unici che apprezzasse veramente). Piagnucolava, il povero Uòlter. Piagnucolava e continuava a tramare. Nell'ombra.


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