La situazione era precipitata così tanto che nemmeno uno poco sveglio come Rutelli avrebbe alla fine accettato una proposta simile. Non si trovava nessuno in tutto lo schieramento di centro-centro-sinistra che volesse candidarsi alle elezioni presidenziali per il semplice motivo che era matematicamente impossibile vincerle. Non solo, non era nemmeno del tutto sicuro che l'alleanza di centro-centro-sinistra sarebbe riuscita a superare il ridicolo sbarramento del 3% necessario ad entrare in parlamento.
Il candidato naturale sarebbe stato, per ovvi motivi, il segretario del partito di maggioranza all'interno dell'alleanza. Il partito in questione era il PD, e il suo segretario era Massimo D'Alema, che tuttavia non aveva la minima intenzione di candidarsi. Ai colleghi di partito che lo imploravano: "Dai, Massimo, candidati tu!" rispondeva toccandosi vistosamente le parti intime e coprendoli di volgarissimi insulti. Ai giornalisti invece rispondeva con il solito "Ma mi faccia il piacere!" e col suo sorrisetto beffardo. E nient'altro.
Altri candidati non ce n'erano. In un primo momento si era pensato per l'appunto a Rutelli ("è l'unico coglione che potrebbe non rendersi conto che sarebbe un suicidio" dichiararono ai giornalisti tutti i maggiori esponenti del centro-centro-sinistra, chiedendo però che non venisse fatto il loro nome), ma poi qualcuno - forse la moglie, e senz'altro sotto suggerimento - gli disse: "Ah Francè, ma non lo vedi che te stanno a pijà per culo?" e quindi il Rutelli ritirò, seppur molto a malincuore, la candidatura.
Gli altri segretari di partito ed illustri esponenti dell'alleanza addussero ogni scusa immaginabile.
Di Pietro, rosso in viso, gridò qualcosa che nessuno riuscì a capire ma che venne interpretata come: "No".
Fassino farfugliò qualcosa senza capo ne coda, gli occhi pieni di terrore. Poi, messo alle strette, per salvarsi annunciò, così sui due piedi e con malcelato imbarazzo, la sua intenzione di passare al centro-centro-destra.
Franceschini disse di avere la suocera ammalata, a Ferrara.
Bersani disse qualcosa tipo: non siamo mica qui a smacchiare la pelle ai leopardi, o a pettinare le bambole, e venne mandato a cagare, e pure con grande sufficienza.
Nonostante nessuno si ricordasse da che parte stesse in quel momento, e per non lasciare nulla di intentato, la candidatura venne proposta pure a Clemente Mastella. Però lui pose come condizione la liberazione immediata di tutti i suoi parenti detenuti, condizione chiaramente inaccettabile dato che le stime più affidabili fissavano il numero di tali parenti attorno al centinaio solo nel carcere di Benevento.
Dal canto loro, i leader dei trentadue partitini di estrema sinistra decisero di non fare alleanze e correre individualmente presentando ciascuno un proprio candidato alla presidenza.
Niki Vendola, ormai indipendente da qualsiasi partito politico e seguace solamente della poesia, replicò con un periodo ipotetico di sesto tipo, stracolmo di ellissi, ossimori, epanalessi, litoti, sineddochi e altre quattro o cinque figure retoriche a caso. Tutti gli astanti si addormentarono prima della fine del discorso, e al loro risveglio Niki non c'era più. Quindi la cosa finì lì.
Pierferdinando Casini, contattato a tal proposito, rispose irritato: "Ma io sono di centro!". "Ah cazzo, è vero..." risposero i messi del PD inviati da lui per trattare la cosa. E se ne andarono mugugnando "Dio, che figura di merda...".
La situazione precipitò definitivamente quando Matteo Renzi, quasi cinquantenne, ufficializzò la sua candidatura dicendo: "Qui ci vuole uno giovane! Uno come me! Basta con questi vecchi bacucchi! Rottamiamoli! Qui siamo davanti a un bivio. E lo dico per davvero. Siamo a un bivio: o me o niente!".
Era l'unico disposto a candidarsi. Ma stava talmente sulle palle a tutti quanti che alla fine non se ne fece niente.
Il centro-centro-sinistra non aveva un candidato.
* * * * *
Nessuno, ma proprio nessuno, aveva pensato di chiedere a Uòlter. Lui c'era rimasto proprio male, e continuava a piagnucolare "Stronzi... Stronzi e cattivi..." e a consolarsi standosene sul divano, con un muso lungo così, a guardare tutti i film della serie "Vacanze di Natale" (gli unici che apprezzasse veramente). Piagnucolava, il povero Uòlter. Piagnucolava e continuava a tramare. Nell'ombra.
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