giovedì 11 giugno 2020

L'ebbrezza della normalità

Ieri sera, dopo svariati mesi, la famiglia Dias è finalmente uscita per recarsi al baretto di fiducia, gestito da Cesar, un ruvido ma meraviglioso signore portoghese. Ed è stato bello vederlo sorridere da dietro la mascherina, mentra diceva alla Tipsy: ma come sei cresciuta!

Dopo un paio di birrette e chiacchiere con amici siamo rientrati a casa, senza nessuna voglia di preparare la cena. Vado da Farhat, il libanese, e prendo qualcosa da mangiare, ho detto. Il ristorante di Farhat non ha tavoli all'aperto, e quindi può solamente vendere il suo cibo da asporto, e in più per entrare dentro al ristorante e ordinare è obbligatoria la mascherina. Entrando, quindi, cerco di infilami la mascherina ma l'elastico si incastra negli occhiali rischiando di farli cadere.

"Poutain!" è stata quindi la prima cosa che ho esclamato varcando la soglia, mentre lottavo ancora con l'elastico.

E Farhat, appoggiato al bancone, braccia conserte e immacolato vestito bianco da chef, ha detto: "Eh sì, amico mio, di questi tempi va proprio così: poutain!"

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