martedì 17 dicembre 2013

Cieli luminosi

Mi è capitato, questo lunedì, di essere membro di una commissione di dottorato in Astronomia all'Università di Amsterdam. Solitamente le discussioni delle tesi di dottorato sono situazioni decisamente informali, e mi sono quindi stupito di ricevere un email dove mi si faceva presente che era richiesto un abito formale.

Non possedendo una cravatta, ne ho acquistata una, usata, al modico prezzo di euri 1 (uno) e mi sono presentato, elegante e impeccabile, all'appuntamento.

I professori in commissione indossavano una palandrana rossa e nera coi simboli dell'università cuciti sulle spalle, e un cappello degli stessi colori, mentre gli sfigati (come me) fregiati del semplice titolo di dottore sfoggiavano completo e cravatta.

Era previsto che ci alzassimo dai nostri scranni per fare le domande all'aspirante dottore, e che ci rivolgessimo a lui chiamandolo Caro candidato. Per sentirci poi chiamare, dal carissimo candidato, illustrissimi esaminatori (o qualcosa di simile).

Insomma, una cosa molto alla mano.

Ma quella che voglio raccontarvi è un'altra storia.

La tradizione olandese prevede che il neo dottore porti a cena, al ristorante, i membri della commissione e il suo relatore*. Il carissimo candidato, essendo greco e quindi amante del buon cibo (un bene che scarseggia nei Paesi Bassi) ha optato invece per un'originale alternativa: invitare tutta la commissione a casa sua, per una cena greca preparata da sua madre.

La cena è stata un successo. Un trionfo gastronomico. E anche una piacevolissima serata.

Tutta la famiglia del carissimo candidato, accorsa da Atene per presenziare al lieto evento, sedeva al tavolo. Compreso il padre, che non parlava una parola di inglese e che si ritrovava, per la prima volta in vita sua, fuori dai confini della sua amata terra.

Volto bruno scavato da profonde rughe, baffi, giacca a coste un po' lisa, camicia e pantaloni, tutto grigio. Se ne stava in disparte, assorto e silenzioso.

Poi, a un certo punto, il caro candidato ha richiamato l'attenzione di tutti, per farci sapere che suo padre era impaziente di pronunciare un discorso, che lui stesso avrebbe tradotto per noi.
Signore e Signori,  
voglio ringraziarvi per averci onorati con la vostra presenza questa sera.
La sua mano aperta, il palmo verso l'alto, ondeggia sulla pantagruelica montagna di cibo che ci sta davanti.
Il nostro desco è povero [???], ma riflette i nostri migliori sentimenti.Voglio ringraziarvi per quello che avete fatto per mio figlio. Per i vostri consigli e per tutto quello che gli avete insegnato. Vedo, riflessi nei vostri volti, i volti di tutti gli insegnanti che mio figlio ha avuto negli anni, gli insegnanti che tanto gli hanno dato, contribuendo a farlo diventare ciò che è adesso.È stata una giornata piena di gioia e soddisfazione, per me. Per noi.
Gli occhi verso suo figlio, e un sorriso complice ad accompagnare la mano, ancora aperta, che questa volta rivolge il palmo verso il basso, a sottolineare la statura, decisamente bassa, di entrambi.
Questa gioia e questa soddisfazione purtroppo non ci faranno diventare più alti.
Ma da oggi, il nostro cielo è più alto.
Il nostro cielo è più luminoso.
E si è seduto.
E tutti quanti abbiamo applaudito.

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* Gli olandesi sono pazzi. Lo sanno tutti che gli studenti non hanno mai una lira... Mah...

5 commenti:

  1. E nessuna lacrima? Mi sono emozionata io a leggerti.
    Lafata

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  2. Il discorso è emozionante, mi immagino anche l'orgoglio del babbo per il figliolo laureato.

    Da piccino volevo fare l'astronomo: ricordo il papà di un mio amico che lo era (non ricordo in quale osservatorio lavorasse) e che mi regalò una mappa della via Lattea.

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    1. dottorato, non laureato. credo che l'italia sia uno dei pochissimi paesi al mondo (con il portogallo) dove si diventa dottori dopo la laurea. negli altri posti si diventa dottori dopo il dottorato.

      buon natale, PNV.

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