VITA PROFESSIONALE DI M. -- Parte terza: il successo universitario e il conseguimento del titolo di Dottore di Ricerca.
Dopo la bocciatura al suo primo esame universitario, M. capisce una cosa. Per passare gli esami è necessario, purtroppo, studiare. Questo inghippo, di cui nessuno gli aveva mai parlato, lo fa sentire dapprima preso in giro ("A saperlo non mi iscrivevo all'Università!"), poi escluso ("Ma perché mai a nessuno è venuto in mente di dirmelo?"), poi rassegnato ("E va bene! Studierò!"*).
Quindi studia e passa tutti gli esami con una media imbarazzantemente alta. Viene bocciato solo in un'altra occasione. A un esame scritto. Il terzo anno. Nel frattempo cambia 3 appartamenti e 7 coinquilini.
Si laurea con lode.
Un trionfo.
Che è solo un inizio.
Un trionfo che non può essere interrotto.
Quindi M. decide di fare un dottorato di ricerca.
Munito di zainetto, gira l'Italia facendo concorsi di ammissione a Dottorati di Ricerca. Per la precisione, ne tenta quattro, di concorsi. In due occasioni si sente dire "no, grazie", in una occasione viene accettato, ma solo per sbaglio**, in un'altra viene accettato e diventa quindi, a tutti gli effetti, un dottorando.
Ah! La vita del dottorando!
[Potrei scrivere pagine e pagine, ma ve le risparmio.]
Ad ogni modo. I tre anni di dottorato passano volando. Così come volano via gli ottocento euro mensili della borsa di studio. Principalmente convertiti in pinte di birra. Una Caporetto economico/finanziaria.
Ma M. ce la fa. Si dottora. Diventa Dottore di Ricerca.
È tempo di fare bilanci: M. ha iniziato il dottorato con poche centinaia di migliaia di lire in banca, e lo finisce con all'incirca la stessa somma (200 euri, euro più euro meno, così suddivisi: 100 in banca e 100 in tasca).
Ma senza gli aperitivi (leggasi: ordina una birra e mangia a sbafo come un suino) e le happy hour (leggasi: ordina mille birre e a mangiare ci pensi un'altra volta) sarebbe probabilmente morto di stenti.
Lo stipendio di un assegnista di ricerca in A (l'Assegno di Ricerca è il normale proseguimento di un Dottorato di Ricerca, se si è intenzionati a continuare la carriera accademica) è di ben*** 100 euri superiore alla borsa di Dottorato. E una pinta di birra costa (o costava, all'epoca, nella città dove M. risiedeva) 5 euri.
M. decide quindi di espatriare.
__________
* "Stronzi!"
** Queste cose succedono solo in Italia. Dovevano prendere un altro. Era scritto. Solo che alla fine presero me, M., per sbaglio, e io rifiutai, dopo aver accertato che nessun professore al dipartimento di X dell'Università di Y mi volesse.
*** Sarcasmo.
Dopo la bocciatura al suo primo esame universitario, M. capisce una cosa. Per passare gli esami è necessario, purtroppo, studiare. Questo inghippo, di cui nessuno gli aveva mai parlato, lo fa sentire dapprima preso in giro ("A saperlo non mi iscrivevo all'Università!"), poi escluso ("Ma perché mai a nessuno è venuto in mente di dirmelo?"), poi rassegnato ("E va bene! Studierò!"*).
Quindi studia e passa tutti gli esami con una media imbarazzantemente alta. Viene bocciato solo in un'altra occasione. A un esame scritto. Il terzo anno. Nel frattempo cambia 3 appartamenti e 7 coinquilini.
Si laurea con lode.
Un trionfo.
Che è solo un inizio.
Un trionfo che non può essere interrotto.
Quindi M. decide di fare un dottorato di ricerca.
Munito di zainetto, gira l'Italia facendo concorsi di ammissione a Dottorati di Ricerca. Per la precisione, ne tenta quattro, di concorsi. In due occasioni si sente dire "no, grazie", in una occasione viene accettato, ma solo per sbaglio**, in un'altra viene accettato e diventa quindi, a tutti gli effetti, un dottorando.
Ah! La vita del dottorando!
[Potrei scrivere pagine e pagine, ma ve le risparmio.]
Ad ogni modo. I tre anni di dottorato passano volando. Così come volano via gli ottocento euro mensili della borsa di studio. Principalmente convertiti in pinte di birra. Una Caporetto economico/finanziaria.
Ma M. ce la fa. Si dottora. Diventa Dottore di Ricerca.
È tempo di fare bilanci: M. ha iniziato il dottorato con poche centinaia di migliaia di lire in banca, e lo finisce con all'incirca la stessa somma (200 euri, euro più euro meno, così suddivisi: 100 in banca e 100 in tasca).
Ma senza gli aperitivi (leggasi: ordina una birra e mangia a sbafo come un suino) e le happy hour (leggasi: ordina mille birre e a mangiare ci pensi un'altra volta) sarebbe probabilmente morto di stenti.
Lo stipendio di un assegnista di ricerca in A (l'Assegno di Ricerca è il normale proseguimento di un Dottorato di Ricerca, se si è intenzionati a continuare la carriera accademica) è di ben*** 100 euri superiore alla borsa di Dottorato. E una pinta di birra costa (o costava, all'epoca, nella città dove M. risiedeva) 5 euri.
M. decide quindi di espatriare.
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* "Stronzi!"
** Queste cose succedono solo in Italia. Dovevano prendere un altro. Era scritto. Solo che alla fine presero me, M., per sbaglio, e io rifiutai, dopo aver accertato che nessun professore al dipartimento di X dell'Università di Y mi volesse.
*** Sarcasmo.
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