VITA PROFESSIONALE DI M. -- Parte seconda: gli studi superiori e l'esordio universitario.
Chiusa la triste parentesi delle scuole medie, M. si iscrive all'unico liceo scientifico della sua città natale*. Non è chiaro se al liceo sia o meno il primo della classe, forse non lo è, ma l'unico motivo è il fatto che, oggettivamente, non si impegna abbastanza. Con un minimo di impegno lo sarebbe stato di certo.
Con le scuole superiori torna anche, e con prepotenza, la grande popolarità di M., amatissimo dai compagni di classe. D'altro canto, purtroppo e incomprensibilmente, M. viene completamente ignorato dalle sue compagne di classe.
A posteriori, le motivazioni per questa scarsa popolarità tra le ragazze sono chiarissime. M. non ha cambiato di una virgola la sua terrificante pettinatura**, e nei rari casi in cui vince il panico paralizzante e approccia una ragazza, tutto quello che riesce a fare è arrossire e balbettare frasi sconvenienti e/o incomprensibili.
Grazie a un miracolo***, all'esame di maturità M. si aggiudica un immeritatissimo 60/60.
Qualche compagno mugugna, levando gli occhi al cielo (ma senza rancore né invidia, direi piuttosto con l'affetto che si prova per un leggendario cugino di terzo grado che nonostante tutto casca sempre in piedi): "questo non ha mai fatto un cazzo...".
Finito il liceo, M. decide di iscriversi all'università. Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali. Si immatricola in ritardo, e quindi non può beneficiare della dispensa delle tasse universitarie di cui godono gli studenti usciti dalla maturità con il massimo dei voti. Questa piccola distrazione gli vale la più grossa cazziata che il padre gli abbia mai fatto in vita sua, addirittura più grossa di quando, da ragazzino, giocando distrusse il lampadario della sala da pranzo.
All'università, M. non fa nulla (a parte seguire i corsi) fino a maggio, poi fa lo spaccone e dice a un capannello di compagni di corso: "scommettete che preparo analisi in dieci giorni?".
Passa lo scritto con "quasi sufficiente" ma viene bocciato all'orale****.
Fortunatamente, non aveva scommesso niente.
__________
* No, non ci penso neanche a dirvi qual è la mia città natale.
** Anche se adesso, va detto, si pettina da solo.
*** Non c'è nessun altra spiegazione. Davvero.
**** "Ci vediamo la prossima volta", con questa frase si liberò di lui il Prof V., basso e pelato.
Chiusa la triste parentesi delle scuole medie, M. si iscrive all'unico liceo scientifico della sua città natale*. Non è chiaro se al liceo sia o meno il primo della classe, forse non lo è, ma l'unico motivo è il fatto che, oggettivamente, non si impegna abbastanza. Con un minimo di impegno lo sarebbe stato di certo.
Con le scuole superiori torna anche, e con prepotenza, la grande popolarità di M., amatissimo dai compagni di classe. D'altro canto, purtroppo e incomprensibilmente, M. viene completamente ignorato dalle sue compagne di classe.
A posteriori, le motivazioni per questa scarsa popolarità tra le ragazze sono chiarissime. M. non ha cambiato di una virgola la sua terrificante pettinatura**, e nei rari casi in cui vince il panico paralizzante e approccia una ragazza, tutto quello che riesce a fare è arrossire e balbettare frasi sconvenienti e/o incomprensibili.
Grazie a un miracolo***, all'esame di maturità M. si aggiudica un immeritatissimo 60/60.
Qualche compagno mugugna, levando gli occhi al cielo (ma senza rancore né invidia, direi piuttosto con l'affetto che si prova per un leggendario cugino di terzo grado che nonostante tutto casca sempre in piedi): "questo non ha mai fatto un cazzo...".
Finito il liceo, M. decide di iscriversi all'università. Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali. Si immatricola in ritardo, e quindi non può beneficiare della dispensa delle tasse universitarie di cui godono gli studenti usciti dalla maturità con il massimo dei voti. Questa piccola distrazione gli vale la più grossa cazziata che il padre gli abbia mai fatto in vita sua, addirittura più grossa di quando, da ragazzino, giocando distrusse il lampadario della sala da pranzo.
All'università, M. non fa nulla (a parte seguire i corsi) fino a maggio, poi fa lo spaccone e dice a un capannello di compagni di corso: "scommettete che preparo analisi in dieci giorni?".
Passa lo scritto con "quasi sufficiente" ma viene bocciato all'orale****.
Fortunatamente, non aveva scommesso niente.
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* No, non ci penso neanche a dirvi qual è la mia città natale.
** Anche se adesso, va detto, si pettina da solo.
*** Non c'è nessun altra spiegazione. Davvero.
**** "Ci vediamo la prossima volta", con questa frase si liberò di lui il Prof V., basso e pelato.
Ho l'angoscia per l'esame di analisi (I e II) di tutti i miei amici ingegneri (e fisici) ed è come se psicologicamente l'avessi preparato anch'io (le gioie dell'empatia): se tu fossi riuscito a prepararlo senza far niente, ti avrebbero maledetto per 7 generazioni prima di buttarsi da un dirupo
RispondiElimina:P
Alex V
Anch'io ho fatto il liceo scientifico, lo sai? Ma poi non mi sono iscritta a scienze matematiche... è già stata dura impegnarmi per cinque anni!
RispondiEliminaeppure è anche divertente, analisi... solo che capita lì, come una doccia gelata d'inverno. (ma poi, se non hai nemmanco fatto metodi, di che ti lamenti?)
RispondiEliminaL.
Praticamente ti sei fottuto l'unica utilità della maturità! Mi sta più simpatico. Dai, raccontami qualche altra tua disgrazia!
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