lunedì 31 ottobre 2011

Il tempo stringe

Il Guardian dice che le Nazioni Unite hanno resi pubblici i risultati di una ricerca sul tasso di crescita della popolazione mondiale da qui al 2100. Eccovi un po' di dati interessanti:

  1. nel 2100 saremo (pare) oltre i 10 miliardi, dominati dall'Asia (4,6 miliardi) e dall'Africa (3,6 miliardi). Però la crescita dell'Asia si arresterà, mentre quella dell'Africa esploderà;
  2. l'Europa farà una pessima figura con 675 mila abitanti (quasi il 9% in meno di oggi);
  3. tutte le nazioni d'Europa sono classificate come nazioni a "low-fertility rate" (sostanzialmente significa che ogni donna ha, in media, meno di una figlia che sopravvive fino all'età fertile), con due notevoli eccezioni: Islanda e Irlanda. OK, in Irlanda sono cattolici ecc ecc, ma in Islanda? Mi piacerebbe capire perché... Sarà il freddo? Chissà...;
  4. misteriosamente, la popolazione al Vaticano crescerà del 5,5% circa. Non è chiaro dall'articolo se le cause di questa crescita siano naturali o soprannaturali...
Bene. Dopo avervi fatto dono dei miei impeccabili e profondissimi commenti a questo autorevole studio, vi volevo raccontare un'altra cosa. E cioè che lo studio mostra pure un grafico che rappresenta l'andamento del fertility rate da qui al 2100. Il fertility rate medio è in picchiata: circa 5 figli per donna nel 1950, mentre nel 2100 la previsione è di soli 2 figli.

Quando la mia ragazza ha visto il grafico ha sgranato gli occhi e ha gridato: "Amore, dobbiamo sbrigarci!".

[E qui ci vorrebbe una faccina, a.k.a emoticon, con gli occhi levati al cielo].

Comunque ho controllato: anche se il fertility rate medio calerà, per l'Europa è prevista una leggera crescita. Ma ho come la vaga impressione che questo non la tranquillizzerà, la mia ragazza...

sabato 29 ottobre 2011

La balena & friends




"All this happened, more or less". 

Ci sono certi libri che se uno li apre e legge la prima frase sa già di avere tra le mani un capolavoro. Non sono tanti, i libri così. Gli inizi strepitosi dei libri sono quelli che ti tengono lì, incollato a leggere. Sono gli inizi che in un serto senso hanno già tutto quanto dentro, che ti dicono già come sarà tutto il resto. Sono quelli che uno poi si ricorda, trattiene dentro di se, per anni (sono troppo giovane per dire per sempre?)...

Ricordo ancora l'inizio bruciante de Il giovane Holden:
If you really want to hear about it, the first thing you'll probably want to know is where I was born, and what my lousy childhood was like, and how my parents were occupied and all before they had me, and all that David Copperfield kind of crap, but I don't feel like going into it, if you want to know the truth.
Avevo 14 o 15 anni, o giù di li, e mi lasciò proprio secco. Il vecchio Holden... Lessi il libro un sacco di volte (sette, credo) e ancora oggi è uno dei ricordi letterari più vivi in me.

Un altro incipit incredibile è quello di Chiedi alla polvere di John Fante, con uno spaesatissimo Arturo Bandini in preda a rovelli esistenziali non da poco, risolti magistralmente:
One night I was sitting on the bed in my hotel room on Bunker Hill, down in the middle of Los Angeles. It was an important night in my life, because I had to make a decision about the hotel. Either I paid up or I got out: that was what the note said, the note the landlady had put under my door. A great problem, deserving acute attention. I solved it by turning out the lights and going to bed.
Poi come si fa a non ricordare Calvino ne Il barone rampante:
Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l'ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d'Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Era mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell'ora, nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d'andare a desinare a metà del pomeriggio. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. Cosimo disse: – Ho detto che non voglio e non voglio! – e respinse il piatto di lumache. Mai s'era vista disubbidienza più grave.
e il Cosimo Piovasco di Rondò che, incazzatissimo, pur di non mangiarsi le lumache si arrampica su un albero e non torna più giù. Mai più!

E poi c'è la meravigliosa perfezione dell'incipit di Cent'anni di solitudine:
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era cosí recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. 
Wow...

Comunque.

Mi è appena successo di aprire un libro, leggere la prima frase, il primo paragrafo, e pensare: corpo di mille balene!, allora è proprio vero che questo qua è un capolavoro... Lo so, lo hanno letto tutti e avrei dovuto averlo già letto pure io, me ne vergogno, comunque eccolo qui:
Call me Ishmael. Some years ago—never mind how long precisely—having little or no money in my purse, and nothing particular to interest me on shore, I thought I would sail about a little and see the watery part of the world. It is a way I have of driving off the spleen and regulating the circulation. Whenever I find myself growing grim about the mouth; whenever it is a damp, drizzly November in my soul; whenever I find myself involuntarily pausing before coffin warehouses, and bringing up the rear of every funeral I meet; and especially whenever my hypos get such an upper hand of me, that it requires a strong moral principle to prevent me from deliberately stepping into the street, and methodically knocking people's hats off—then, I account it high time to get to sea as soon as I can. This is my substitute for pistol and ball. With a philosophical flourish Cato throws himself upon his sword; I quietly take to the ship. There is nothing surprising in this. If they but knew it, almost all men in their degree, some time or other, cherish very nearly the same feelings towards the ocean with me.

Anche i finali sono chiaramente importantissimi. L'ultima frase di un libro può essere potentissima, dolcissima, violentissima, poeticissima, amarissima e tante altre cose... A volte l'ultima frase è così bella che dopo aver chiuso il libro non riesco a leggere più niente per giorni... 

Solo che i finali, si sa, non si possono raccontare...


Ecco. Tutto questo per dimostrare che Bisognerebbe Leggermi Ogni Giorno non è un blog di basso livello. Anzi. È una roba sofisticata e culturale, con tanto di citazioni letterarie - talvolta in lingua! per giunta.

Quello che proprio non riesco a capire è come mai questo blog non sia ancora diventato il più popolare d'Italia...

Che dire... So it goes...

"Poo-tee-weet?"




venerdì 28 ottobre 2011

Stronzo o non stronzo?

Ho letto un bel post del Civati.

Lo trovate qui, e dice questo:

Care e cari, ho deciso, tempo fa, di non urlare in tv, di non interrompere, di non deridere gli 'avversari', di non essere sarcastico (e stronzo).
Il risultato è che si parla molto meno, che poi qualcuno dice che devi alzare la voce, che devi farti spazio, che la parola te la devi prendere. Anche se nessuno ti ascolta più, ma il gioco è questo, caro Pippo.
Secondo me, no. Tutto qui.


Aggiungo una mia riflessione.


Vi espongo la questione dal mio modestissimo punto di vista.
Prima domanda: se alle scuole elementari eravate troppo scalmanati vi mettevano fuori dalla porta o no?
Seconda domanda: se un politico ad Annozero (o una trasmissione a vostra scelta che non sia Report o poco altro...) urla e sbraita e insulta e dice parolacce e diventa tutto rosso con le vene del collo che sembrano scoppiare poi lo invitano di nuovo o no?
Secondo me il Civati ha abbastanza ragione.

Essere tolleranti su un treno in ritardo (eccetera eccetera) non è banale

Ieri ho preso la RER B (il servizio ferroviario urbano di Parigi) che come al solito non funzionava. Alla fermata di S. Michel, al marciapiede, c'era un sacco di gente accalcata ad aspettare il treno. C'è sempre un casino di gente che prende la RER B, ma quella era davvero troppa. Brutto segno. Poi arriva il treno ed è stracarico. Cazzo. Ci arrampichiamo (plurale, ero con la mia strepitosissima ragazza) dentro al treno spingendo e sgomitando e siamo a nostra volta spinti e sgomitati e schiacciati contro altre mille persone. Ho notato che la più agguerrita di tutti, quella che ha guadagnato per prima una solida posizione a furia di spinte e colpi d'ariete era una vecchia dal capello messa-in-piegato che probabilmente passa la sua vita (fuori dai tunnel del metro) a lamentarsi per acciacchi, vecchiaia e forma fisica ormai decadente. Un mastino di vecchia. Il treno parte, qualcuno tocca il culo alla mia ragazza, e sono solo le difficoltà logistiche legate al sovraffollamento paralizzante e la mia sostanziale accettazione e condivisione delle idee cardine del pacifismo che mi impediscono di ucciderlo.

Alla Gare du Nord ci dicono: il treno si ferma qui, salite su alla stazione ferroviaria e prendetene un altro per proseguire. Ci hanno detto di andare al binario 32 o 33. Andiamo al binario 32 e 33 ed è l'apocalisse. Ci sono all'incirca un milione di persone al marciapiede che sta tra il binario 32 e il 33. Due treni fermi. Carichi di gente a livelli da paese-del-terzo-mondo-dopo-dieci-giorni-di-paralisi-dei-trasporti-a-causa-di-qualche-cataclisma-naturale. Due cazzo di treni fermi che attendono placidi un segnale di chiusura porte che non arriva mai. Non riusciamo ad entrare in nessun vagone di nessuno dei due treni. Sono proprio pieni. Un groviglio di arti e teste e bocche incazzate nasi arricciati e occhi infuriati. Sono strapieni. Non ci entrerebbe nemmeno una modella anoressica di profilo.

Aspettiamo.

Dopo un bel po' di tempo alcune persone, borbottando improperi irripetibili contro tutta la gerarchia delle SNCF, dai bigliettai su su fino al ministro dei trasporti, si rassegnano, scendono dal treno e affrontano la vita in altro modo. È il nostro momento. Spingendo, riusciamo a salire sul treno, che però continua a non dare segni di voler partire.

Dentro al vagone ci sono più o meno sessantacinque gradi centigradi, puzza di ascella e alito, e un migliaio di esseri umani o supremamente incazzati o tristemente svuotati di qualsiasi forza di volontà (nessun passeggero è in un mood qualsivoglia intermedio tra questi due). Dopo una mezz'ora una voce gracchiante e quasi inintelligibile dichiara al microfono che il treno sta per partire e di stare attenti alla chiusura automatica delle porte. Ed è proprio a questo punto, con un tempismo degno di un film hollywoodiano che, un secondo prima che le porte si chiudano, sul nostro vagone entra, barcollando e borbottando, l'alcolizzato molesto e puzzolente.

L'alcolizzato molesto e puzzolente beve ininterrottamente birra Amsterdam Navigator 8.4% in lattina da 50 cc, e dondola paurosamente rischiando di cospargere di Amsterdam Navigator 8.5% tutti i passeggeri circostanti. Puzza tremendamente e questo facilita la rapida formazione attorno a lui di un vuoto di qualche decina di centimetri (il massimo possibile dato il sovraffollamento del vagone). È chiaro che la sua popolarità tra i passeggeri non aumenta quando si mette a distribuite pacche sulle spalle a tutti, accompagnate da sguaiate frasi in qualche lingua dell'est europa inframmezzate da "boncourages"...

Eccetera eccetera.

Eccellente.

Parentesi: una volta, parecchi mesi fa, ho visto un tizio salire sul metro, e insieme a lui è salita una donna che lo scuoteva per un braccio e, totalmente fuori di sé, occhi spiritati e compagnia bella, gli gridava cose terribili. Il tizio, con grandissima classe, ha mantenuto una calma surreale. Non l'ho sentito pronunciare una singola parola e non aveva nessuna (ma proprio nessuna) espressione in faccia. Niente. Pareva fosse con la testa da un'altra parte, assorto in malinconici pensieri. Poi, al suono della sirena che annuncia la chiusura delle porte, il tizio si è scrollato la donna di dosso e l'ha semplicemente scaraventata fuori dal metro, lasciandola urlante sul marciapiede a tempestare di pugni la porta, ormai chiusa, del metro in partenza. Poi, senza fare una piega, si è seduto.

Ecco. La tentazione (o perlomeno il pensiero) di fare la stessa cosa con l'ubriaco sul treno c'è stata. Direi che non c'è bisogno di star qui a spiegare quali sono i motivi per i quali non sarebbe stato molto elegante, né tantomeno giusto, farlo, però a spingerlo giù c'ho proprio pensato…

Amen.

Il viaggio in totale é durato 2 ore (più del doppio della sua durata normale), siamo arrivati a destinazione totalmente stravolti e abbiamo pagato un biglietto di sette euro o giù di li cadauno. In queste condizioni risulta più difficile essere tolleranti.

giovedì 27 ottobre 2011

Voglio andare lontano

Stamattina mi ha telefonato, a sorpresa, la mia zia. Abbiamo fatto due chiacchiere poi le ho chiesto come sta la mia pro-zia. La mia pro-zia ha 95 anni, da mesi è a letto, e molto molto rincoglionita. La mia pro-zia... anzi, chiamiamola semplicemente zia, come ho fatto io per tutta la vita... Insomma, la mia zia è stata una delle donne più energiche che io abbia mai conosciuto. Fino a pochissimo tempo fa usciva da sola per fare la spesa e ha smesso di usare la bicicletta a più di novant'anni. Mi faceva troppo ridere il fatto che la sera andasse a letto tardissimo per guardare la tv e che poi al mattino si svegliasse tardi e facesse colazione con la sua sorellina (la mia nonna che è pure più vecchia di lei di qualche anno) a mezzogiorno, come due ragazzine che la sera prima hanno fatto bagordi. Quando qualcuno le ricordava che, data la sua età, la morte, inevitabilmente, non avrebbe tardato ad arrivare, lei faceva vistosissimi e plateali scongiuri, e sostanzialmente mandava l'interlocutore a fare in culo con frasi in dialetto non proprio finissime. Insomma, un missile di donna.

Ora è a letto, rincoglionitissima, e la mia zia (l'altra, non la pro-zia) mi ha detto che i suoi momenti di lucidità sono ormai quasi scomparsi del tutto, e che si limita a dire qualche frase ogni tanto, spesso senza un gran senso. E a mangiare. Con grande appetito. Giuro.

Insomma, ieri la zia le ha detto, all'altra zia: "Voglio andare lontano". E la cosa mi ha fatto sorridere, perché l'ho riconosciuta, è ancora lei, un missile. Non vuole morire, ci mancherebbe, ma vuole "andare lontano".

La dottoressa di famiglia, che ogni tanto la va a visitare, oramai si limita solo a constatare il perfetto stato di cuore e funzioni vitali e a confermare, incredula, che la zia è proprio un missile.

domenica 23 ottobre 2011

Una storia breve

In realtà il motivo per cui ho iniziato a scrivere questo blog è proprio per scrivere.

È da un po' di tempo che penso che mi piacerebbe proprio scrivere qualcosa, non so cosa, ma qualcosa... Un libro, un racconto, una short story, o whatever... Però tutte le volte che mi ci sono messo ho perso l'interesse e il mordente dopo 20 secondi (o mezza riga) di scrittura.

Quindi ho pensato, magari tenere un blog può aiutare. A forzarmi a scrivere. Sì, perché se uno sa di avere una scadenza, o un impegno - che in questo caso sarebbe postare-regolarmente-nel-blog - magari si sente più motivato e, finalmente, scrive. Devo dire che per ora questo blog, anche se non lo legge nessuno (tranquilli, un aggiornamento su statistiche e accessi arriverà molto presto), sta facendo il suo dovere. Scrivo abbastanza regolarmente, e mi diverto a farlo.

L'unica mia preoccupazione è che tutto questo possa finire presto. Che l'entusiasmo si spenga in poche settimane, e che io mi ritrovi, di nuovo, a pensare di voler scrivere qualcosa, non so cosa, ma qualcosa... Un libro, un racconto, una short story, o whatever...

Insomma, non vorrei che tutta questa storia del blog si rivelasse essere una "short story", tipo questa:




Fonte per la strip: qui.

venerdì 21 ottobre 2011

L'aspetto positivo

Forse, pensandoci bene, un aspetto positivo di tutta la faccenda c'è.




Fonte: qui.

giovedì 20 ottobre 2011

Mu'ammar

È con grande soddisfazione che vi presento una nuova, straordinaria iniziativa di Bisognerebbe Leggermi Ogni Giorno. Il quizzone. Si, avete capito bene. Il gioco a premi.

Il primo quesito è il seguente: delle 3 persone di cui riportiamo altrettante dichiarazioni, solo una ha un cervello. Sapreste individuarla? Al vincitore, estratto a sorte tra tutti coloro che invieranno la risposta corretta, verrà inviata una stampa di questo post autografata da M. O. Dias.

"Sic transit gloria mundi".  
E' il commento che Silvio Berlusconi avrebbe fatto sulla cattura di Gheddafi durante il gruppo del Pdl, secondo quanto riferito da alcuni presenti.

"È ora di mandare a casa i clandestini libici".  
Così Umberto Bossi, leader della Lega, commenta con i giornalisti, uscendo dalla Camera, la notizia della morte di Muammar Gheddafi

"Gheddafi non si meritava la 'bella morte' in battaglia ma un 'bel processo' da imputato: un processo equo, da parte di un tribunale indipendente e condotto nel pieno rispetto di quei diritti umani che egli ha negato a decine di migliaia di libici durante il suo regime sanguinario. Questa, e non l'ennesimo bagno di sangue al quale abbiamo dovuto assistere, sarebbe stata 'una grande vittoria del popolo libico', come da più parti si sente dire".  
Lo afferma in una nota Emma Bonino, vicepresidente del Senato

[Fonte per le citazioni: repubblica.it]

martedì 18 ottobre 2011

Un primo bilancio

Allora.

Sono oramai dieci giorni da quando ho iniziato a tenere questo blog e quindi mi sembra giunto il momento di fare un primo, doveroso bilancio.

È non senza qualche rammarico che mi vedo costretto a constatare che il blog è ancora lontano dall'essere il "blog più popolare d'Italia" (che è l'obiettivo che mi ero preposto aprendolo).

Si tratta di capire perché. E di definire una strategia.

Credo che il problema sia il fatto che il blog, al momento, non parla di niente. Diciamo che fino ad ora ho scritto un po' alla cazzo quello che mi veniva in mente. Il blog non ha un topic specifico, non tratta temi particolari, non è specializzato in nulla per il semplice motivo che io non sono specializzato in nulla.

Però, penso che specializzarsi possa essere utile. È più semplice diventare il punto di riferimento per qualcosa se si è specializzati in quel qualcosa. E poi, diciamocelo, vorrei evitare di fare un blog del tipo journal intime, dove raccontare i cazzi miei, perché francamente non credo freghi nulla a nessuno... Per esempio, ho appena passato un weekend strepitoso con la mia ragazza che, credetemi, è proprio uno schianto. Ha proprio tutte le caratteristiche che uno vorrebbe la propria ragazza avesse, e ha tutte le cose al posto giusto (anche fisicamente!). Roba che la gente si gira per la strada per guardarla. Però mi rendo conto del fatto che, per quanto io sia stato tremendamente soddisfatto del mio weekend, la cosa possa non interessare ai più...

Specializzarsi, quindi, ma in che cosa?
Il problema è che, davvero, non credo di essere in grado di specializzarmi in niente. Così come non credo di poter parlare con la benché minima autorità di nulla. Per parlare con autorità di qualcosa, qualunque cosa, bisogna avere opinioni forti, perlomeno su quel qualcosa, e io credo di non averne, di opinioni forti. Sulla maggior parte delle cose non penso praticamente nulla.

Quindi? Che faccio? Un blog qualunquista?

Lasciatemici pensare un po'...

Post Scriptum. Uso troppo il corsivo? A volte può risultare irritante…

Post Scriptum 2. Se qualcuno stesse dubitando della veridicità delle affermazioni sulla mia ragazza, beh, sappia che la mia ragazza non è al corrente del fatto che io stia tenendo un blog, e che quindi non avrei davvero nessuna ragione per mentire al riguardo. È uno schianto. Davvero.

venerdì 14 ottobre 2011

Ma chi sono?!?

Fatto.

Ho guardato le statistiche.

Allora, non è che abbia capito esattamente tutto, ma mi sento di poter riassumere la situazione come segue.

15 accessi in totale. L'obiettivo è lontano ma non mi scoraggio di certo. Poi più sotto c'è una mappa del mondo. Nella mappa la Francia è colorata di verde scuro, il che significa (credo) che la maggioranza degli accessi al blog sono stati effettuati da gente che sta in Francia. Un altro modo per dire questa cosa è il seguente: questo blog lo leggo praticamente solo io. Ottimo.

Ma non è finita qui (TA-DAAA!!!), perché Germania, Russia e Stati Uniti sono colorati di verde chiaro. Il pallore del verde dovrebbe indicare (credo) il fatto che queste nazioni stanno contribuendo in maniera minore allo strabordante successo di questo blog. Il resto della mappa è di un bianco sconfortante.

Ora, la questione che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è la seguente: ma questi qui chi sono?!? Come hanno fatto ad arrivare al mio blog? Chi glie lo ha detto? E, soprattutto, capiscono l'italiano, e se si, gli sarà piaciuto? (non l'italiano, il mio blog…)

Ed è con questi profondi quesiti che vi auguro: buonanotte.

Perplessità

L'altro giorno pensavo questa cosa. Non ho detto a nessuno di questo blog. Il che, oggettivamente, potrebbe costituire un impedimento, o per lo meno un ritardo, alla cosacrazione di "Bisognerebbe Leggermi Ogni Giorno" a blog più amato d'Italia...

D'altra parte, non me la sento neppure di mandare una mail a amici e conoscenti per dirgli: "Ehi! Ho un blog!", mi sembrerebbe troppo vicino a un: "Vi prego leggetemi!". No, no, sarebbe decisamente troppo imbarazzante...

Quindi?

Che faccio?

Com'è che la gente scopre i blog? È solo passaparola o ci sono altri trucchi? Chessò, commentare a raffica blog molto popolari, mandare mail anonime a sconosciuti (o, perché no, ad amici di amici che potrebbero parlare con gli amici e…), lasciare bigliettini con l'url nel metrò (questo l'ho visto, giuro.), o altro?

Boh...

Sentite, fatemici pensare un po'. Tra l'altro ho visto che c'è da qualche parte un bottone che se lo schiacci ti da le statistiche di accessi ecc ecc…

Gli do un'occhiata e poi vi dico.

mercoledì 12 ottobre 2011

Cambiare il mondo

Mi vengono molto spesso delle idee per cambiare il mondo.

Ora voi direte: esagerato! addirittura cambiare il mondo! Ma è proprio così... mi vengono molto spesso delle idee per cambiare il mondo. E per cambiarlo completamente, tra l'altro...

Di solito, l'idea per cambiare il mondo, quando arriva, mi lascia in uno stato di euforia totale, di sfrenato ottimismo e grandiosa sboronaggine. E allora è un po' come essere in cima a una montagna innevata, sul picco più alto, col vento che ti fischia furibondo tra i capelli. É come se li sentissi, i miei capelli che frustano impazziti la mia fronte. E il sole, giaguaro, che si fa strada tra nubi nere, gonfie, drammatiche e imponenti e picchia i suoi raggi sui miei occhi. Li picchia con rabbiosa foga sui miei occhi, ma non riesce a farmeli chiudere. Perché i miei occhi guardano lontano. Guardano l'infinito...

[Chiaramente, mescolata al fischio del vento si sente anche, in sottofondo, "Atom heart mother suite" a un volume pazzesco. Il che rende il tutto parecchio esaltante.]

Tranquillità. Austera tranquillità è quello che si prova quando si ha un'idea destinata a cambiare il mondo. La tranquillità di chi ha capito tutto. Di chi sa che ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero, avrà ora una solennità e un valore impensabili fino a soltanto un attimo prima. Di chi sorride benevolo e compiaciuto pensando alla necessità dell'idea, alla necessità di quella idea. Di chi sa che nulla, da quel momento in poi in poi, sarà più come prima.

Il tutto dura all'incirca un paio di minuti. Poi, a un'analisi più accurata, l'idea per cambiare il mondo si rivela, in pressoché la totalità dei casi che fino ad ora mi sono capitati, una puttanata pazzesca. Insomma, si rivela essere non solo un'idea del tutto inadatta a cambiare il mondo (né in bene né in male), ma addirittura un'idea banalotta e sciatta. In certi casi pure dannosa. E a quel punto non si può non essere assaliti da un filo di imbarazzo...

Comunque, mettendo per un attimo gli scherzi da parte, l'idea che mi è venuta adesso, poco prima di scrivere questo post, mi pare proprio una di quelle idee destinate a cambiare il mondo.

Davvero.

Stavolta lo so.

[Siamo al secondo post... Come sto andando?]

sabato 8 ottobre 2011

Essere stronzo oggi

Ci sono certi giorni in cui ci si alza la mattina e si è davvero poco soddisfatti di se stessi.

Per me, oggi è uno di quei giorni.

Uno di quei giorni in cui ci si sente un po' stronzi, e si hanno un sacco di ragioni per pensarlo. Un sacco di ragioni per sentirsi insoddisfatti, un sacco di ragioni per non piacersi, un sacco di ragioni per farsi un po' schifo, anche...  un sacco di ragioni eccetera eccetera.

Voglio però precisare una cosa. Io mi piaccio. In genere mi piaccio. Mi piaccio parecchio. È soltanto che negli ultimi mesi ho fatto tutta una serie di cose che sono oggettivamente stronze, e quindi io ora -giustamente- mi sento stronzo. Ma non stronzo in generale. In generale mi piaccio.

Insomma, non è che io qui mi stia condannando su tutti i fronti. Non mi sto giudicando in maniera definitiva, non sto dicendo che sono sempre stato uno stronzo. Sto solo dicendo che, per tutta una serie di motivi, e per tutta una serie di cose che ho fatto, oggi mi sento stronzo.

Ecco.

Fortunatamente ci sono un sacco di cose che potrei fare per porre un qualche rimedio a quelle cose che ho fatto e che ora (solo ora, non in generale) mi stanno facendo sentire stronzo, ma proprio non ho voglia di farle... Non ne ho proprio voglia.

Uffa.

Che seccatura.

Dai, aspetto un po' che magari poi mi viene, 'sta voglia.

Beh, com'è come primo post?