Ieri ho preso la RER B (il servizio ferroviario urbano di Parigi) che come al solito non funzionava. Alla fermata di S. Michel, al marciapiede, c'era un sacco di gente accalcata ad aspettare il treno. C'è sempre un casino di gente che prende la RER B, ma quella era davvero troppa. Brutto segno. Poi arriva il treno ed è stracarico. Cazzo. Ci arrampichiamo (plurale, ero con la mia strepitosissima ragazza) dentro al treno spingendo e sgomitando e siamo a nostra volta spinti e sgomitati e schiacciati contro altre mille persone. Ho notato che la più agguerrita di tutti, quella che ha guadagnato per prima una solida posizione a furia di spinte e colpi d'ariete era una vecchia dal capello messa-in-piegato che probabilmente passa la sua vita (fuori dai tunnel del metro) a lamentarsi per acciacchi, vecchiaia e forma fisica ormai decadente. Un mastino di vecchia. Il treno parte, qualcuno tocca il culo alla mia ragazza, e sono solo le difficoltà logistiche legate al sovraffollamento paralizzante e la mia sostanziale accettazione e condivisione delle idee cardine del pacifismo che mi impediscono di ucciderlo.
Alla Gare du Nord ci dicono: il treno si ferma qui, salite su alla stazione ferroviaria e prendetene un altro per proseguire. Ci hanno detto di andare al binario 32 o 33. Andiamo al binario 32 e 33 ed è l'apocalisse. Ci sono all'incirca un milione di persone al marciapiede che sta tra il binario 32 e il 33. Due treni fermi. Carichi di gente a livelli da paese-del-terzo-mondo-dopo-dieci-giorni-di-paralisi-dei-trasporti-a-causa-di-qualche-cataclisma-naturale. Due cazzo di treni fermi che attendono placidi un segnale di chiusura porte che non arriva mai. Non riusciamo ad entrare in nessun vagone di nessuno dei due treni. Sono proprio pieni. Un groviglio di arti e teste e bocche incazzate nasi arricciati e occhi infuriati. Sono strapieni. Non ci entrerebbe nemmeno una modella anoressica di profilo.
Aspettiamo.
Dopo un bel po' di tempo alcune persone, borbottando improperi irripetibili contro tutta la gerarchia delle SNCF, dai bigliettai su su fino al ministro dei trasporti, si rassegnano, scendono dal treno e affrontano la vita in altro modo. È il nostro momento. Spingendo, riusciamo a salire sul treno, che però continua a non dare segni di voler partire.
Dentro al vagone ci sono più o meno sessantacinque gradi centigradi, puzza di ascella e alito, e un migliaio di esseri umani o supremamente incazzati o tristemente svuotati di qualsiasi forza di volontà (nessun passeggero è in un mood qualsivoglia intermedio tra questi due). Dopo una mezz'ora una voce gracchiante e quasi inintelligibile dichiara al microfono che il treno sta per partire e di stare attenti alla chiusura automatica delle porte. Ed è proprio a questo punto, con un tempismo degno di un film hollywoodiano che, un secondo prima che le porte si chiudano, sul nostro vagone entra, barcollando e borbottando, l'alcolizzato molesto e puzzolente.
L'alcolizzato molesto e puzzolente beve ininterrottamente birra Amsterdam Navigator 8.4% in lattina da 50 cc, e dondola paurosamente rischiando di cospargere di Amsterdam Navigator 8.5% tutti i passeggeri circostanti. Puzza tremendamente e questo facilita la rapida formazione attorno a lui di un vuoto di qualche decina di centimetri (il massimo possibile dato il sovraffollamento del vagone). È chiaro che la sua popolarità tra i passeggeri non aumenta quando si mette a distribuite pacche sulle spalle a tutti, accompagnate da sguaiate frasi in qualche lingua dell'est europa inframmezzate da "
boncourages"...
Eccetera eccetera.
Eccellente.
Parentesi: una volta, parecchi mesi fa, ho visto un tizio salire sul metro, e insieme a lui è salita una donna che lo scuoteva per un braccio e, totalmente fuori di sé, occhi spiritati e compagnia bella, gli gridava cose terribili. Il tizio, con grandissima classe, ha mantenuto una calma surreale. Non l'ho sentito pronunciare una singola parola e non aveva nessuna (ma proprio nessuna) espressione in faccia. Niente. Pareva fosse con la testa da un'altra parte, assorto in malinconici pensieri. Poi, al suono della sirena che annuncia la chiusura delle porte, il tizio si è scrollato la donna di dosso e l'ha semplicemente scaraventata fuori dal metro, lasciandola urlante sul marciapiede a tempestare di pugni la porta, ormai chiusa, del metro in partenza. Poi, senza fare una piega, si è seduto.
Ecco. La tentazione (o perlomeno il pensiero) di fare la stessa cosa con l'ubriaco sul treno c'è stata. Direi che non c'è bisogno di star qui a spiegare quali sono i motivi per i quali non sarebbe stato molto elegante, né tantomeno giusto, farlo, però a spingerlo giù c'ho proprio pensato…
Amen.
Il viaggio in totale é durato 2 ore (più del doppio della sua durata normale), siamo arrivati a destinazione totalmente stravolti e abbiamo pagato un biglietto di sette euro o giù di li cadauno. In queste condizioni risulta più difficile essere tolleranti.