Qui in Francia la strategia per fronteggiare il COVID consiste nel far finta che il COVID non esista. Tutto normale. Bar affollati, ristoranti aperti, eccetera. Tutto a posto, insomma.
E' per questo motivo che non mi sono stupito più di tanto quando sono stato più o meno obbligato a recarmi, per motivi di lavoro, in un paesello a 23 km da casa mia, che è ubicata nel centro di Parigi (vicino a Montparnasse, per essere precisi). Alla faccia del "incentivare il telelavoro"........
Piccolo dettaglio insignificante: per recarsi da casa mia al paesello in questione, e per arrivare in tempo all'appuntamento di lavoro, sarebbe stato necessario prendere la famigerata RER B (il treno urbano di Parigi) alle 8 di mattina. Che sarebbe l'ora di punta.
Ora, dal punto di vista delle probabilità di contagio COVID, restare per mezz'ora sulla RER B all'ora di punta equivale, probabilmente, ad entrare in un reparto ospedaliero dedicato ai malati di COVID e limonare a lungo con tutti i degenti.
Ho deciso quindi di andare in bici. Una cinquantina di chilometri, tra andata e ritorno. Troppo pochi, per spaventare uno come me.
Parto all'alba. Con google maps sul cellulare che, con voce ferma, mi indica la via. Pedalo pedalo pedalo. Il vento nei capelli. Parigi deserta. La pista ciclabile tutta per me. Bellissimo.
Poi a un certo punto google impazzisce e inizia a farmi girare in tondo su una rotonda. Al terzo giro, bestemmiando come un turco, prendo un'uscita a casaccio e mi allontando dalla maledettissima rotonda nella speranza che google ricalcoli il tragitto.
Tragitto ricalcolato. Bravo google!
Seguo le nuove istruzioni, che mi portano su stradine sempre più piccole, e infine mi conducono a una piccola foresta. Google dice di prendere il sentiero sterrato che scompare tra gli alberi. Tra mille perplessità, eseguo gli ordini.
"Ma dove minchia mi porti, google..."
Avanzo, e il sentiero si stringe, fino a diventare strettissimo. La foresta è molto bella, ma io ho un'appuntamento alle 9, e le probabilità di arrivare puntuale stanno precipitanndo. Maledetto google. Fanculo a goolge. Fanculo.
Non c'è nessuno nella foresta. Solo io che pedalo e bestemmio. A un certo punto raggiungo un crocicchio. Mi fermo. Google, come faccio a fidarmi di te, se mi porti in questi posti del cazzo... Google!
Poi, improvvisamente, dal fogliame della foresta, sbuca una bici. C'è un altro ciclista! Non sono solo!
Il ciclista si avvicina, pedalando con zelo. Testa bassa, vedo solo il casco, e le braccia che ondeggiano al ritmo delle pedalate.
Il ciclista alza la testa quando è a pochi metri da me, e dice.
"Ma che minchia ci fai qui!"
E' F.! Lo conosco! Non sono l'unico ciclista italiano (!) nella foresta! C'è anche F.!
E' un miracolo. Non ho altre parole per definire questo incontro.
"No, che minchia ci fai tu qui!" rispondo, ridendo.
"Lavoro qui vicino".
E' un fottuto miracolo. Un fottuto miracolo.
Gli spiego. Mi sono perso.
"Seguimi!" mi dice. E mi riconduce alla civiltà. A un mondo fatto di strade asfaltate, di automobili, di smog e di case.
Arrivo a destinazione alle 9 meno un secondo.
Ce l'ho fatta. Ripeto tra me e me come un mantra, mentre non posso fare a meno di sghignazzare di soddisfazione.
Sudato da far schifo. Puzzo come Franchino in "Fantozzi subisce ancora". Mantenere il distanziamento sociale verrà naturale, penso.
Fine.
A un certo punto ho pensato a una storia horror :-)
RispondiEliminaMai dubitare dell'onniscienza di Google.
horror in che senso?
EliminaTi perdevi nel bosco e incontravi tipo Rutger Hauer in The Hitcher.
EliminaCappuccetto Dias nel bosco. Ammazza che fortuna!
RispondiEliminaEM
P.S. E comunque Google Maps deve avere un debole per le rotatorie, anche a me, quando ogni tanto lo utilizzo in macchina, capita di dover girare a vuoto un paio di volte prima che il navigatore si decida a lasciare la rotonda...
il culo aiuta gli audaci...
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