sabato 30 maggio 2015

La cruda verità

Parigi, quattordicesimo arrondissement. Cena. Dialogo tra L. e M., italiani all'estero. Expats.

L: La parola expat mi fa schifo.
M: Sì, non è mai piaciuta nemmeno a me.
L: Che poi, cosa vuol dire?
M: Mmm... Vediamo... Immigrato proveniente da un paese industrializzato...?
L: Sì appunto. È per non mescolarsi agli immigrati "veri"... Che sono poveri e puzzano.
M: Immigrato fighetto? Intellettuale? Ricco? Benestante? Colto?
L: Sì, probabilmente vuol dire quello, ma che senso ha? Non siamo tutti immigrati uguali?
M: Ma il vu cumprà, tecnicamente, è o non è un expat? O te lo immagini un albanese in Italia darsi arie da expat? O il kebabbaro che porge il panino a un affamato studente erasmus che ha dimenticato a casa il portafoglio e gli dice, con complicità: se non ci si aiuta tra di noi expat!
L: Ah ah ah!

RIASSUNTO: La parola expat è stata inventata per distinguerci dai negri*.

Sipario.

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* Si intende qui negri in senso lato.

4 commenti:

  1. Rappresenta anche una "promozione" per gli italiani?
    Nel senso che molti anni fa, penso al Belgio, gli italiani erano minatori, l'ultima ruota del carro.
    Dopo alcuni decenni sono stati sostituiti, nelle posizioni basse della classifica, da altre immigrazioni (tipo i turchi).

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  2. questione interessante, PNV. molto interessante. diciamo di si. ci hanno promossi. da immigrati puzzoni a expats. che tristezza.

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  3. Finalmente mi sento capita. Io odio la parola expat. Anche perché: non mi sento expat. Non guadagno un pacco di soldi, non ho traslochi pagati, non sono un cervello in fuga, sono più come un cane randagio e perplesso la metà del tempo!
    Qui a Bang The Kok quando si discute del tema in tanti sostengono che la differenza tra expat e immigrato sia se sei stato spedito qui dalla tua azienda (quindi molti dei giapponesi di Bangkok ad esempio) o se sei stato assunto con contratto locale qui dopo aver mendicato un lavoro che ti dia un visto (io, e i restanti giapponesi di Bangkok, quelli fricchettoni con pochi soldi amici miei.)

    Comunque io non me la racconto: mi sento emigrata come Michele Ametrano.

    E buongiorno Manoel, tra l'altro, ho deciso che non devo lasciare che il lavoro ingrato che faccio a BKK mi obnubili le cervella: mi rituffo, dunque, nella blogosfera di noi fuoriusciti. Che ogni tanto qui ai tropici mi sento sperduta come Calimero.

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    1. si in effetti anche io dovrei rimettermi a scrivere su questo benedetto (e' bellissimo) blogg...

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