lunedì 27 agosto 2012

Vita di M. (Capitolo 13)

VITA POLITICO-ELETTORALE DI M.

M. da ragazzino non si interessava di politica. I suoi genitori erano assolutamente apolitici* e, disperati, decidevano per quale partito votare il giorno stesso delle elezioni**.

M. crebbe in questa atmosfera di diffidente disinteresse per la politica, e si ritrovò sommamente impreparato alla vigilia del suo primo appuntamento elettorale. La politica era per lui una cosa non sporca ma sicuramente torbida. Fatta di gente che non era lì per i motivi per i quali dichiarava di essere lì, e che diceva cose pensandone altre. Gente di cui non fidarsi.

Insomma, votare significava scegliere il meno peggio, un po' a casaccio, per poi non pensarci più fino alle prossime elezioni. Le persone serie, secondo M., non facevano politica. Facevano altro.

A complicare il quadro: l'ambiente cattolico nel quale M. era cresciuto*** e i comizi elettorali che la prof di filosofia, comunista e senza dio, preferiva alle lezioni su Hegel o sulla prima guerra mondiale****.

Insomma, a metà degli anni '90, appena diciottenne, M. non sapeva che fare. Da un lato era tentato dalla sinistra, ma la cosa gli provocava non pochi imbarazzi per via della sua ingombrante militanza cattolica (ricordatevi che i comunisti mangiano i bambini, comportamento decisamente lontano dalla morale cattolica). Schifava la destra in quanto sbagliata*****, schifava Berlusconi in quanto Berlusconi, e non schifava il centro per il solo motivo che il centro non c'era più, spazzato via dalle indagini di Tangentopoli.

Per farla breve, il suo primo voto M. lo diede al Partito Popolare, ovvero il pezzo della DC che si era schierato a sinistra.

In tutta onestà, M. se ne vergogna ancora.

Poi le convinzioni cattoliche di M. andarono lentamente****** scemando, e alle elezioni successive votò Rifondazione Comunista.  Si ritrovò ad essere etichettato come catto-comunista, e non seppe mai se considerare la cosa un'offesa o un complimento.

M., come tutti, dovette poi assistere alle infinite suddivisioni dei partiti di estrema sinistra, che raddoppiavano in numero ad ogni elezione mantenendo però complessivamente lo stesso numero di voti. Grazie a questa brillante strategia elettorale, la sinistra radicale riuscì infine nel suo intento. Uscire dal parlamento.

In quegli anni M. votò, schifatissimo, talvolta il PD, e talvolta Di Pietro. Non votò mai per i Radicali, e ne è veramente molto dispiaciuto.

M. non ha mai militato attivamente in nessun partito politico, e al momento non saprebbe proprio dove collocarsi in questa distesa di macerie grigie e fumanti che è il panorama politico italiano.

Gli piacerebbe comunque, prima o poi, impegnarsi in politica, ma solo dopo la pensione.

__________

* Non anti-politici, proprio a-politici.
** Un atteggiamento di questo tipo, per motivi che andrebbero studiati e compresi, favorisce nettamente partitini come "I verdi", che vengono percepiti come "simpatici e innocui".
*** All'epoca, M. avrebbe definito se stesso come un "cattolico praticante". Vi parlerò dettagliatamente di questo nel capitolo "VITA RELIGIOSA DI M.".
**** A scanso di equivoci: la mia prof di filosofia era ed è una grandissima donna. Sebbene non facesse lezione nel senso "convenzionale" del termine, lasciando lacune imbarazzanti nella mia conoscenza storico/filosofica (per esempio: chi ha vinto la prima guerra mondiale? Proprio non saprei dirvelo...), resta una grandissima donna.
***** Sic.
****** Molto lentamente.

2 commenti:

  1. ma quindi il fatto che io invece i radicali li abbia votati mi rende ammirevole, ai tuoi occhi? sai che non c'è nulla a cui tenga quanto alla tua approvazione.

    e sappi che solo dopo la pensione avrai un'età che ti renderà degno di considerazione, in Italia. quindi intanto bravo, fai altro :)

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    1. ammirevolissima. :-P

      aspetto, con grande ansia, la pensione! :-P

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