L'incanto del lotto 49 inizia così:
Sono felice di recensire questo libro per un motivo prettamente egoistico: Thomas Pynchon stava diventando per me un motivo di imbarazzo. Pynchon è considerato uno dei giganti della letteratura contemporanea americana. Forse il maggiore scrittore americano vivente. Ed io, come forse avrete avuto modo di capire leggendo le mie passate recensioni, provo una certa fascinazione per la letteratura americana. Non aver mai letto nulla di Pynchon era quindi per me motivo di profonda vergogna, specialmente se si considera il fatto che ci avevo provato, e più volte!, a leggere qualcosa di Pynchon. Senza successo.
Tutto iniziò con l'acquisto, un paio d'anni fa, di Gravity's rainbow (in lingua), acclamatissima sberla da 800 pagine, la cui lettura abbandonai a pagina due (2), per mia manifesta incapacità di capire cosa stesse succedendo. Poi tentai un secondo timido approccio a V. (sempre in lingua), opera prima di Pynchon (e altra sberla di svariate centinaia di pagine). Stesso risultato. Lettura interrotta a pagina cinque (5) per impossibilità di proseguire dovendo cercare sul vocabolario una parola su due.
Serviva, chiaramente, un cambio di strategia.
Cambio di strategia che mi portò a leggere, in italiano, il più breve dei romanzi di Pynchon, dal bizzarro titolo (preso a prestito dal gergo delle aste): L'incanto del lotto 49 (l'incanto è la vendita di un bene a un'asta, e il lotto è, per l'appunto, il bene che si sta vendendo).
Protagonista de L'incanto del lotto 49 è Oedipa Maas, che si ritrova, inaspettatamente, a dover gestire in qualità di esecutrice testamentaria le pratiche inventariali per l'eredità di Pierce Inverarity, suo ex amante multimiliarario. A causa di una serie di francobolli in possesso di Inverarity, Oedipa scopre (o crede di scoprire, o crede che Inverarity le faccia credere di scoprire, eccetera) un sistema postale clandestino, chiamato Trystero (o Tristero). Trystero era un sistema postale concorrenta alla posta regolare, amministrata dalla compagnia Thurn und Taxis**. Nel 18-esimo secolo Thurn und Taxis sconfisse i concorrenti della Trystero, che però continuarono (o forse no) a mantenere un sistema postale clandestino. Eccetera.
Se state pensando che la trama sia folle, beh, non posso darvi torto.
Quello che posso dirvi, però, è questo: sebbene abbia letto le prime 70 pagine del libro tra perplessità e vistose alzate di sopracciglia, chiedendomi con sconforto ma dov'è che questo libro sta andando a parare, ho divorato febbrilmente le restanti 100 pagine, travolto insieme a Oedipa dal mistero del Trystero.
Il finale, celeberrimo, geniale, sardonico e spiazzante non ve lo racconto.
Leggetelo. Davvero, leggetelo.
_______________
* Ero convinto che la data fosse stata scelta appositamente per escludere l'Ulisse di Joyce, pubblicato nel 1922, e chiaro spartiacque tra il prima e il dopo. In realtà il 1923 è, molto più semplicemente, l'anno di fondazione del TIME Magazine.
** Thurn und Taxis è esistito davvero: era un casato nobiliare che contribuì, a partire dal 1400, alla creazione e diffusione di un sistema postale in tutta Europa.
Un pomeriggio d'estate Mrs Oedipa Maas, rincasando da un party Tupperware in cui la padrona di casa aveva messo forse un po' troppo kirsch nella fonduta, scoprì che lei, Oedipa, era stata nominata esecutore o - meglio, a suo parere - esecutrice testamentaria di un certo Pierce Inverarity, un magnate immobiliare californiano che una volta nel tempo libero aveva perso due milioni di dollari, ma possedeva ancora beni in quantità, e abbastanza aggrovigliati da renderne l'inventariazione tutt'altro che una passeggiata.ed è un libro di 174 pagine e, secondo il TIME Magazine, una tra le migliori 100 opere in lingua inglese scritte dal 1923* al 2005.
Sono felice di recensire questo libro per un motivo prettamente egoistico: Thomas Pynchon stava diventando per me un motivo di imbarazzo. Pynchon è considerato uno dei giganti della letteratura contemporanea americana. Forse il maggiore scrittore americano vivente. Ed io, come forse avrete avuto modo di capire leggendo le mie passate recensioni, provo una certa fascinazione per la letteratura americana. Non aver mai letto nulla di Pynchon era quindi per me motivo di profonda vergogna, specialmente se si considera il fatto che ci avevo provato, e più volte!, a leggere qualcosa di Pynchon. Senza successo.
Tutto iniziò con l'acquisto, un paio d'anni fa, di Gravity's rainbow (in lingua), acclamatissima sberla da 800 pagine, la cui lettura abbandonai a pagina due (2), per mia manifesta incapacità di capire cosa stesse succedendo. Poi tentai un secondo timido approccio a V. (sempre in lingua), opera prima di Pynchon (e altra sberla di svariate centinaia di pagine). Stesso risultato. Lettura interrotta a pagina cinque (5) per impossibilità di proseguire dovendo cercare sul vocabolario una parola su due.
Serviva, chiaramente, un cambio di strategia.
Cambio di strategia che mi portò a leggere, in italiano, il più breve dei romanzi di Pynchon, dal bizzarro titolo (preso a prestito dal gergo delle aste): L'incanto del lotto 49 (l'incanto è la vendita di un bene a un'asta, e il lotto è, per l'appunto, il bene che si sta vendendo).
Protagonista de L'incanto del lotto 49 è Oedipa Maas, che si ritrova, inaspettatamente, a dover gestire in qualità di esecutrice testamentaria le pratiche inventariali per l'eredità di Pierce Inverarity, suo ex amante multimiliarario. A causa di una serie di francobolli in possesso di Inverarity, Oedipa scopre (o crede di scoprire, o crede che Inverarity le faccia credere di scoprire, eccetera) un sistema postale clandestino, chiamato Trystero (o Tristero). Trystero era un sistema postale concorrenta alla posta regolare, amministrata dalla compagnia Thurn und Taxis**. Nel 18-esimo secolo Thurn und Taxis sconfisse i concorrenti della Trystero, che però continuarono (o forse no) a mantenere un sistema postale clandestino. Eccetera.
Se state pensando che la trama sia folle, beh, non posso darvi torto.
Quello che posso dirvi, però, è questo: sebbene abbia letto le prime 70 pagine del libro tra perplessità e vistose alzate di sopracciglia, chiedendomi con sconforto ma dov'è che questo libro sta andando a parare, ho divorato febbrilmente le restanti 100 pagine, travolto insieme a Oedipa dal mistero del Trystero.
Il finale, celeberrimo, geniale, sardonico e spiazzante non ve lo racconto.
Leggetelo. Davvero, leggetelo.
_______________
* Ero convinto che la data fosse stata scelta appositamente per escludere l'Ulisse di Joyce, pubblicato nel 1922, e chiaro spartiacque tra il prima e il dopo. In realtà il 1923 è, molto più semplicemente, l'anno di fondazione del TIME Magazine.
** Thurn und Taxis è esistito davvero: era un casato nobiliare che contribuì, a partire dal 1400, alla creazione e diffusione di un sistema postale in tutta Europa.