domenica 8 luglio 2012

Vita di M. (Capitolo 8)

VITA PROFESSIONALE DI M. -- Parte quinta: la gloria.

Dopo due anni trascorsi in E, in un susseguirsi ininterrotto di pioggia, vento sferzante e vuoto pneumatico sul versante "soddisfazioni professionali", M. è scoraggiato, stanco, afflitto, demotivato, umido e pure single.


E fu proprio nel suo ristorante dublinese preferito, ora chiuso e tanto rimpianto*, che M. si sentì dire questa frase, dal suo collega e amico francese A.:
Ma se ti va male con la carriera accademica, che fai?
E quella domanda lo lasciò secco, M., perché si rese conto, nel momento esatto in cui sentì quelle parole, che non si era mai posto il problema. Possibile, si chiedeva M., che dopo tanti anni di peregrinazioni per l'Europa io non abbia mai pensato, neanche una sola volta, alla possibilità di fare altro nella vita?

La cosa lo spaventò un po'.

E allora M. decise di pensarci, a cos'altro avrebbe potuto fare. Decise di pensare a cosa fare da grande, nel caso servisse un piano B.

E fu proprio a questo punto, con un tempismo imbarazzante, che M. vinse, in maniera rocambolesca e non troppo aspettata, un concorso per un posto (fisso!) al consiglio nazionale per le ricerche scientifiche francese.

Ancora incredulo, riceve una telefonata di un big boss francese, che gli dice come prima cosa "Welcome on board!', e poi inizia a scusarsi:
Mi spiace, Mr. Dias, ma non possiamo accontentare la sua richiesta di unirsi al laboratorio XXXX a Y [ridente cittadina in riva al mare nel sud della Francia, NdM]. Per lei andrebbe bene, invece, un posto al laboratorio XXX a Parigi?
E fu davvero difficile, per M., non scoppiare a ridere dicendo:
Si si, direi che Parigi va bene.

Comunque, come utile esercizio di elasticità mentale, M. non ha più smesso di pensarci, a cos'altro potrebbe fare da grande.

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* Un giorno ve ne parlerò. Adoravo quel posto. Lo adoravo. E ora non c'è più. Quando ha chiuso son rimasto di pessimo umore per diversi giorni.

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