sabato 29 giugno 2013

Ingrati

Vorrei farvi notare che, nonostante nessuno abbia risposto all'appello che ha lanciato sul suo ultimo post, M. non si è perso d'animo e si è già messo all'opera per raggiungere (trionfalmente) l'obiettivo prefissosi*.

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* Si dice prefissosi? Esiste?


domenica 23 giugno 2013

Un giorno vi avrò

E dopo la grande iniziativa jazzistica di B.L.O.G., eccone un'altra, a sfondo culturale*.

Una sfida. Una fida che Manoel (l'intrepido Manoel) lancia a se stesso. Una sfida decisamente sul lungo termine.

Manoel si impegna a diventare amico, o per lo meno buon conoscente, delle seguenti 10 persone che lo interessano per i motivi più svariati (e che ora, ovviamente, non conosce).

Eccoli. L'ordine è alfabetico.

[  ] Abbate, Fulvio (scrittore) - Perché è un riferimento culturale assoluto (che vuol dire che spesso di fronte a variegate questioni mi chiedo "chissà come la penserebbe Fulvio").
[  ] Bartezzaghi, Stefano (enigmista) - Perché secondo me ci divertiremmo un sacco a fare delle chiacchiere.
[  ] Bjork (cantante/cantautrice) - Perché è un po' pazzerella.
[  ] Bonino, Emma (politica) - Perché, che siate daccordo o meno con lei, a me sembra una gran donna.
[  ] Franzen, Jonathan (scrittore) - Per Freedom e The corrections.
[  ] Frith, Fred (compositore/multi-strumentista) - Perché ha una faccia simpatica, che uno non associarebbe mai e poi mai alle sue prepared guitars [si veda qui].
[  ] McLaughlin, Angie (cantante) - Perché è stata la mia colonna sonora Dublinese.
[  ] Seth (fumettista) - Perché eleganti come lui non ce n'è.
[  ] Zorn, John (compositore/multi-strumentista) - Per chiedergli com'è che fa.

E ora contateli. E rendetevi conto che sono solo 9, non 10. Perché (tenetevi forte) la decima persona di cui Manoel diventerà amico (o per lo meno buon conoscente) la sceglierete voi!** Mandate le vostre nominations a Manoel entro domenica 30 giugno.

E incitate Manoel. Come solo voi sapete.

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* Perché sì, questo è un blog colto.
** Non è una cosa pazzesca?

martedì 11 giugno 2013

J.D.

Stamattina sul metro ho visto una ragazza con in spalla una borsa di tela, con sopra stampati, in stampatello, e uno sotto l'altro, i seguenti nomi:

Franny
Zooey
Waker
Walt
Boo Boo
Buddy
Seymour

Pazzesco. Tutti i figli della famiglia Glass. Tutti quanti. Che bello.

Avrei voluto chiederle ma dove l'hai comprata, una borsa così. La voglio anche io, una borsa così. Ma c'era troppa gente sul metro, ed è scesa prima che potessi avvicinarmi.

E non posso nascondervi l'orgoglio che ho provato nell'accorgermi immediatamente che i nomi erano elencati in ordine cronologico. Dal figlio Glass più giovane (Franny) al più vecchio (Seymour)*.

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* E Walt e Waker erano gemelli, se proprio volete saperlo.

sabato 8 giugno 2013

Estate?

Pedalo sotto il cielo blu e mi sento invincibile. Con le orecchie piene di Madeleine Peyroux, e poi Nico che canta Sunday morning, e poi Bobo Rondelli e io pedalo pedalo. Invincibile. Mentre il mio vélo taglia da ovest a est la rive gauche parigina. E penso a voi laggiù nella mia amata patria, a voi bambini viziati, a voi spoiled kids,  e lo direi anche in francese se solo sapessi come si dice. Penso a voi che starete già su internet a controllare le previsioni per domani, e a preoccuparvi per il brutto tempo che verrà, per le temperature che scenderanno, per le nubi che torneranno a rubarvi il blu del cielo.

Continuo a pedalare e me la rido pensando a voi, me la rido mentre pedalo, e ringrazio il Nord, ringrazio il Grande Nord che mi ha fatto da casa in tutti questi anni. Le teutoniche lande germaniche e i celti e verdissimi prati d'Irlanda e i grigi cieli di Parigi. Ringrazio il Grande Nord per avermi insegnato che il tempo, il tempo meteorologico, non è fatto né di passato né di futuro, ma è solo presente, adesso. Mi ha insegnato che non importa. Non importa se ieri infuriava la tempesta, né se le previsioni garantiscono che domani il cielo collasserà sulla terra, sotto forma di neve e grandine e pirotecniche palle di fuoco.

Non importa.

Perché oggi c'è il sole.

martedì 4 giugno 2013

Lotta contro il tempo a tempo di jazz

Ed ecco a voi una nuova iniziativa di B.L.O.G., ovvero, Bisognerebbe Leggermi Ogni Giorno. Il vostro blog preferito.

Come probabilmente non sapete, Manoel è amante del jazz. Quindi ha visto un discreto numero di concerti jazz. È stato anche a Umbria Jazz una volta, per dire. Eccetera eccetera.

Però ci sono alcuni grandi mostri sacri del Jazz che Manoel non ha ancora sentito suonare dal vivo. E i mostri sacri, per definizione, non sono propriamente dei ragazzini... Ed è questo fatto che ha ispirato a Manoel l'idea di lanciare a se stesso una sfida: sentirli e vederli suonare prima che... prima che... diciamo... prima che ci lascino.

Ecco la lista dei mostri sacri mancanti all'appello, cinicamente elencati in ordine di età decrescente. Sono 10. Non sono completamente sicuro del fatto che tutti questi signori siano ancora attivi concertisticamente... Ho controllato Konitz, il più vecchio, e ho visto che l'anno scorso ha fatto un concerto a Parigi. Cazzo. Potrei aver perso la mia occasione.

[  ] Lee Konitz (1927) [sax]
[  ] Cecil Taylor (1929) [piano]
[  ] Sonny Rollins (1930) [sax]
[  ] Kenny Wheeler (1930) [tromba]
[  ] Gato Barbieri (1932) [sax]
[  ] Wayne Shorter (1933) [sax]
[  ] Archie Shepp (1937) [sax]
[  ] Charlie Haden (1937) [contrabbasso]
[  ] Herbie Hancock (1940) [piano]
[  ] Chick Corea (1941) [piano]

Vi terrò informati. Sia sul fronte concerti che su quello decessi.

La soglia per la vittoria della sfida è di 6 concerti.

Attendo fremente il vostro sostegno e incoraggiamento.

sabato 1 giugno 2013

Books I read 16 - Suttree, Cormac McCarthy

Suttree inizia così:
Caro amico adesso nelle polverose ore senza tempo della città quando le strade si stendono scure e fumanti nella scia delle autoinnaffiatrici e adesso che l'ubriaco e il senzatetto si sono arenati al riparo di muri nei vicoli o nei terreni incolti e i gatti avanzano scarni e ingobbiti in questi lugubri dintorni, adesso in questi corridoi selciati o acciottolati neri di fuliggine dove l'ombra dei fili della luce disegna arpe gotiche sulle porte degli scantinati non camminerà anima viva all'infuori di te.
e prosegue per 560 pagine di poesia disperata e grottesca comicità*.

Senza troppi giri di parole: Suttree non è una lettura facile. Le prime pagine sono così piene e dense e liriche (e bellissime) da risultare quasi respingenti**. Superate quelle si tira il fiato e ci si ritrova un po' spaesati, ma consapevoli di avere di fronte qualcosa di estremamente importante. Qualcosa di essenziale. E la narrazione inizia, con Suttree che pesca pesci gatto sullo schifo***.

Cornelius Suttree vive in una cadente casa galleggiante sul fiume Tennessee, ai margini della città di Knoxville. Pesca pesci gatto da un fiume putrido, circondato da paesaggi fatti di squallore e rifiuti. Così come sono rifiuti umani le persone che lo circondano, le persone che abitano il suo mondo. Ubriaconi, puttane, avanzi di galera. Sopravvissuti alla vita. Dimenticati ai margini della città.

E i giorni passano, uno dopo l'altro, tra risse, sbronze, settimane in carcere, sotterfugi. Parole profonde o sconclusionate (o entrambe le cose insieme) scambiate tra gli altrettanto profondi e sconclusionati relitti esistenziali che affollano le pagine del libro.

Ma Suttree non appartiene a quel mondo sgangherato e disperato. Lo si intuisce, avanzando nella lettura. Si intravedono stralci di una vita normale, una casetta col giardino, una moglie, un figlio. Una vita che Suttree ha abbandonato, e che resta nebulosamente altrove per tutta la durata del romanzo. Che non ci verrà mai del tutto spiegata o svelata. Nemmeno nel finale, impeccabile e McCarthyano, quasi una firma.

Ci sono alcuni libri, e Suttree è uno di questi, che rendono i propri lettori accomunati da qualcosa. Legati da una sottile complicità, da una sorta di fratellanza letteraria. Che si traduce in un bisogno di parlarne, di raccontarsi all'infinito le pagine più belle, di ripetere i nomi dei personaggi, e cercare negli occhi dell'altro il brillare di un'intesa. Sono pochi i libri così. E leggerne le ultime frasi è al tempo stesso una conquista e una perdita.


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IRRINUNCIABILE POSTILLA

Suttree è un libro semi-autobiografico, per il quale è però abbastanza difficile valutare l'estensione e rilevanza del prefisso "semi-" (McCarthy non parla quasi mai di sé, rendendo dura la vita ai biografi). A qesto proposito, non si può non segnalare la pagina web (Searching for Suttree) mantenuta da Wes Morgan, professore di psicologia all'Università del Tennessee, Knoxville. Una raccolta di foto della Knoxville di Suttree. Comprese le lapidi funerarie di molti dei personaggi (realmente esistiti) del libro.  

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* Ed è una di quelle opere monumentali che mi fanno pensare che tutto quello che scriverò da qui in poi sarà, semplicemente, inadeguato.
** Un consiglio. Rileggetele una volta finito il libro.
*** Lo schifo è una piccola imbarcazione a remi.