VITA DA PERDITEMPO DI M.
M. è, da sempre, un perditempo.
Durante le scuole elementari, invece di fare i compiti se ne stava per ore seduto davanti al quaderno aperto ed immacolato. E giocava. Giocava con le matite e le gomme che diventavano spade, fucili, astronavi, supereroi...
Durante le scuole medie, invece di fare i compiti M. faceva merenda. Fino a sei o sette volte per pomeriggio. Fu in quel periodo che la madre di M., esasperata, iniziò a nascondere (inutilmente) i barattoli di Nutella.
Durante il liceo, invece, M. trascorreva pomeriggi interi ripetendo tra sé e sé il mantra: "se il prossimo video su VideoMusic è bello lo guardo, se fa schifo mi metto a studiare" e se il video faceva schifo, stizzito, faceva un po' di zapping fino a trovare un altro alibi. Un alibi qualsiasi. Fu in quel periodo, infatti, che M. scoprì che il biliardo era considerato uno sport serio a tal punto da poter essere trasmesso alla tv e ne imparò tutte le regole, fin nei dettagli più tecnici. I pomeriggi passavano e i compiti venivano svolti la sera, con gli occhi che bruciavano a causa della prolungata esposizione catodica.
Tra l'altro, M. non ha mai giocato al biliardo, e questo è un chiaro elemento a dimostrazione della genuinità della perdita di tempo.
Durante l'università M. ha perso così tanto tempo che non riesce nemmeno a ricordarsi come.
Dal dottorato in poi, M. ha perso tutto il suo tempo cliccando sul bottone "Get Mail", interrogando google sugli argomenti più disparati, guardando video idioti, leggendo le notizie che stanno sulla colonna di destra su repubblica.it, e in tanti, tanti, tantissimi altri modi.
Tipo scrivere su un blog.